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Attualità

RIARMO

SERGIO REDAELLI - 08/03/2024

paceIl Papa denuncia il riarmo e il mondo dell’associazionismo cattolico si mobilita per salvare la legge 185 del 1990 che regolamenta le esportazioni di armi italiane a Paesi in guerra e dittature. La riforma allo studio del governo, già approvata dal Senato, minimizza il controllo parlamentare e la trasparenza sulle transazioni bancarie che negli ultimi trent’anni hanno frenato gli appetiti delle lobby del settore. Basta favori ai mercanti d’armi, tuonano Acli, Azione Cattolica, Associazione Giovanni XXIII, Movimento dei focolari, Pax Christi, Agesci, Libera e la federazione delle Chiese evangeliche. La 185, nata dalla denuncia dei missionari sulle guerre africane combattute con le armi made in Italy, non si tocca.

La diplomazia vaticana si batte per la pace. Anche il consigliere di Zelensky, in passato critico con la Santa Sede, spende parole di apprezzamento per il lavoro diplomatico svolto dal cardinale Zuppi a nome del papa sul fronte della guerra in Ucraina: Mykhailo Podolyak ammette che numerosi bambini trasferiti in Russia a inizio conflitto dalle forze di occupazione hanno potuto tornare alle loro famiglie con il pieno riconoscimento di Kiev e la collaborazione delle autorità di Mosca. La Santa Sede non nasconde la responsabilità di Putin ma, spiega l’arcivescovo di Bologna inviato da Francesco nelle capitali in guerra, “la pace va trovata con chi è in conflitto”.

“La guerra è un’economia – ammette Zuppi in un’intervista a Il Fatto Quotidiano – Dall’enciclica Pacem in terris pubblicata da Giovanni XXIII nel 1963 tutti i documenti pontifici indicano il disarmo come l’unica via per tutelare la sopravvivenza del pianeta. Questa aspirazione è ancora più valida oggi, non per ingenuità, ma per rompere la spirale della corsa ad armarsi”. Le guerre in Ucraina e in Palestina hanno fatto lievitare le azioni delle industrie che producono le armi, quasi mille miliardi di dollari sono stati investiti in due anni per fabbricarle. Con i fondi stanziati – è il rimpianto – si sarebbe potuta svolgere una preziosa attività solidale nel mondo.

L’International Peace Bureau ha svolto una curiosa indagine sul prezzo degli equipaggiamenti bellici. L’indagine ha stabilito che un aereo F-35 costa come l’occupazione di 3.244 posti letto in terapia intensiva e un sottomarino nucleare vale quanto 9.180 ambulanze. Le risorse follemente profuse nella produzione di strumenti di morte basterebbero a fornire prestazioni sanitarie di base all’intero pianeta e a ridurre significativamente le emissioni di gas serra. “Alla crescita della spesa militare corrisponde sempre un aumento dei conflitti”, conclude amaramente la Banca Etica in risposta a chi sostiene che “se vuoi conservare la pace devi preparare la guerra”.

La condanna del riarmo da parte del papa è nota da tempo, così come è chiaro il suo atteggiamento nei confronti della guerra, una neutralità attiva che non è affatto neutralità morale. Accusato in passato di essere di parte, secondo i casi filorusso o filoucraino, Francesco promuove il dialogo tra le parti in conflitto, crede nella pace e nella cooperazione internazionale. La posizione super partes in stato di guerra gli consente di svolgere un ruolo importante, di creare canali per lo scambio dei prigionieri, di provare a sollevare le sofferenze della popolazione civile e di trattare la restituzione alle famiglie dei bambini crudelmente deportati.

Il pontefice è l’unico leader al mondo che manifesti un’ossessione per la difesa della vita umana, una visione dell’amore che spazza via le fake news della disinformazione. Non c’è alternativa al negoziato, continua a predicare Francesco, un concetto che i potenti del mondo sembrano ignorare. Promuove trattative pazienti, tenaci, fiduciose. Crede nell’incontro e nel dialogo per combattere lo “schema di Caino” che oggi sembra dominare la storia. È la strada non violenta e antimilitarista già imboccata da Benedetto XV che nel 1917 definì la guerra “tragedia dell’umana demenza”, da Pio XI che sfidò il razzismo di Hitler, da Wojtyla contro le guerre del Golfo.

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