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Fisica/Mente

EPILESSIA

MARIO CARLETTI - 01/03/2024

logoFINALNel mese di febbraio si è celebrata la giornata internazionale dell’epilessia in tutto il mondo, un’opportunità per mantenere viva l’attenzione su questa particolare patologia.

L’epilessia è infatti una malattia che colpisce il sistema nervoso centrale caratterizzata da manifestazioni improvvise ed involontarie di breve durata che si evidenziano in aspetti somatici con contrazioni e spasmi muscolari e talvolta con perdita di coscienza. Tutto dovuto ad una scarica neuronale cerebrale.

Facile quindi comprendere che chi si trovi presente ad un attacco epilettico, se non preparato all’evento, possa andare di panico ed imbarazzo, non sapendo come comportarsi.

Nella storia della medicina, probabilmente proprio per il fatto di manifestarsi in questo modo, è una delle malattie più antiche conosciute e descritte ed è stata considerata fino a pochi decenni fa una patologia incurabile, anche se ne hanno sofferto (tra gli altri) personaggi del calibro di Giulio Cesare, Alessandro Magno, Fyodor Dostoevskij.

La crisi epilettica può colpire qualunque persona nel corso della vita ed alcune stime affermano che tra il 4 ed il 5% della popolazione ne possa soffrire almeno una volta nella vita senza poi manifestare una vera e propria patologia epilettica.

Questo può accadere perché la crisi è scatenata sia da una predisposizione genetica che in gran parte si manifesta come forma benigna, ma anche da lesioni della corteccia cerebrale che invece sono successive a diverse situazioni patologiche come asfissia perinatale, eventi emorragici, traumi cranici, ictus, tumori, angiomi etc

Tendenzialmente la prognosi è sempre favorevole e si stima che circa il 75/80% delle persone affette arrivi ad un controllo completo della crisi.

Si distinguono generalmente due forme, il grande ed il piccolo male.

Quest’ultimo si manifesta con brevissime perdite di contatto con l’ambiente (assenze) di durata di pochi secondi che colpiscono generalmente in età scolare ed all’inizio della giornata.

La prima invece è caratterizzata da caduta a terra per crisi generalizzate tonico-cloniche che determinano contrazioni muscolari di tutto il corpo e possono portare anche a lesioni della lingua da morso.

La loro durata non è lunga, massimo qualche minuto e l’attacco va poi a dissolversi in modo graduale e lento.

In questo caso chi è presente ha il solo compito di cercare di fare in modo che il soggetto non si faccia male liberandolo da intralci e proteggendolo da eventuali contatti violenti contro corpi solidi esterni.

Le crisi posso generare in ogni parte del cervello e quindi dipende proprio dalla sede d’origine quello che poi si manifesta nel corpo: se ad esempio colpita è l’area corticale visiva, il soggetto potrà manifestare problemi della vista o percezione di lampi negli occhi.

La terapia mira soprattutto a prevenire le crisi per evitare gli effetti indesiderati della perdita di controllo del proprio corpo.

Attualmente sono a disposizione diversi farmaci che possono agire a livello centrale per dare un controllo completo delle crisi: si stima che almeno nel 50% dei casi, dopo un certo spazio di tempo senza episodi, si possa anche sospendere la terapia.

Generalmente la tendenza è quella di progressivamente diminuire la dose farmacologica tenendo ovviamente conto sia della patologia in sé, che del tipo di attività (più o meno pericolosa) svolta dal paziente.

L’epilessia quindi si può curare portando prima il soggetto ad un completo controllo delle crisi e successivamente anche ad una sospensione del trattamento se clinicamente la risposta è soddisfacente.

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