Per la Varese del prossimo decennio si incomincia a mettere nero su bianco. Una presentazione nel pomeriggio di martedì seguita dal consiglio comunale ha messo agli atti i primi indirizzi del PGT, il Piano di Gestione del Territorio, di cui riferiamo in queste pagine. Alla fine consisterà in un Documento di Piano corredato dal Piano delle Regole e dal Piano dei Servizi. Tecnicamente è una “Variante Generale” del PGT in essere, ma sarà la nuova visione della città nelle sue articolazioni e relazioni col territorio circostante.
“Il nuovo PGT che stiamo definendo rifletterà non un cambiamento ordinario ma il salto qualitativo in corso”, dice il sindaco Davide Galimberti (Pd).” In questi dieci anni abbiamo avuto la pandemia, spartiacque e fattore di cambiamento, l’accelerazione del cambiamento climatico, il boom delle connessioni ultraveloci, quasi inesistenti dieci anni fa e ora interessanti larga parte delle famiglie, con impatti su consumi e lavoro. L’incidenza del commercio elettronico è passata dal 3,5 al 13%. Smart working e lavoro flessibile sono pratica comune anche dopo la pandemia per molte aziende, soprattutto medie e grandi, e diminuiscono gli spazi per uffici. Le energie rinnovabili sono cresciute e la mobilità elettrica è una realtà”
Il nuovo PGT, dice Galimberti, dovrà accompagnare una Varese che cambia: “per questo abbiamo operato con una vasta consultazione della cittadinanza e pensando in una logica di rete con il territorio circostante. Abbiamo rischi da contrastare e opportunità da cogliere, con l’obiettivo di rendere Varese più accogliente e attrattiva dal punto di vista residenziale, lavorativo e delle imprese, sfruttando le doti del nostro territorio e puntando su un miglioramento dei collegamenti”.
“Per questo parliamo di una città multidimensionale, simboleggiata in “cinque città” interconnesse: quelle dell’ambiente, del welfare e servizi, quelle del turismo e cultura, dello sport e tempo libero e infine la città in rete, multicentrica e della mobilità sostenibile. Perseguire in modo sinergico e gli obiettivi di questi piani diversi ma cooperanti è lo sforzo di questo strumento che indirizzerà la città per i prossimi anni”.
Critico, ma non muro contro muro è, all’opposizione il capogruppo di Fratelli d’Italia, Salvatore Giordano. FdI non è il primo partito a Palazzo Estense, perché conta solo due seggi, poiché alle amministrative del 2021 si è fermato appena sotto il 7%. È però il primo partito in città, con il 25,8% delle politiche del 2022, il doppio della Lega che aveva riportato il 12,6%. A questo proposito, martedì sera in consiglio comunale, proprio il giorno dopo la sconfitta del centro destra in Sardegna, ha fatto scalpore la dichiarazione del leghista Matteo Bianchi, l’ex deputato antagonista di Galimberti nel 2021 a dirsi disponibile alla corsa a sindaco nel 2026: forse un segnale alla coalizione e a FdI in particolare. Giordano è stato assessore alle attività produttive e commercio con la seconda giunta Fumagalli nel 2002 e con la prima giunta Fontana del 2006. Uno che conosce la “macchina e che, ricorda lui stesso, su una serie di materie che riguardano la qualificazione urbana e le attività commerciali ha avuto modo, da assessore, di confrontarsi anche con altre realtà europee
“In questo PGT vedo un “tagliando” allo strumento definito dieci anni fa, con la necessità di prendere atto dell’evoluzione della città. Su alcuni aspetti siamo d’accordo, su altri siamo perplessi, anche se allo stato attuale siamo solo agli indirizzi, con la ‘narrazione” delle cinque città’ dice a RMFonline. “La parte riguardante la cura e la valorizzazione dell’ambiente e del verde ci trova d’accordo. Anche per quanto riguarda l’area cultura e aggregazione, l’azione dell’amministrazione è stata ok. I dubbi sono altrove”.
Un “altrove” riguardante la gestione economico-territoriale. “La mia visione politica è quella in cui ci si mette attorno a un tavolo per coinvolgere le diverse parti in causa oltre che forze politiche. In questo l’amministrazione è stata carente e le conseguenze di un processo che poco ha coinvolto la base si vedono nello scarso ruolo delle castellanze, jn uno squilibrio tra centro e-periferia. La gestione dell’area ex Aermacchi ne è esempio: dato il rilievo, si sarebbe dovuto portare la materia in Consiglio comunale, aprire la discussione. E che abbiamo? In nome di un project finance discutibile si finisce con l’avere due supermercati praticamente contigui – anche se non ho nulla contro il gruppo Tigros e Paolo Orrigoni – con ulteriore danno per il commercio locale. Si sente la mancanza di un Piano commerciale, oltre alle eccessive liberalizzazioni della legge Bersani”. È vero, ammette Giordano, che ormai una gran concorrenza nell’area “food” non sembra esserci, se non appunto tra i due supermercati (l’altro è Carrefour): “Si sarebbe potuto sollecitare una manifestazione d’interesse in modo allargato, con il contributo anche delle associazioni di categoria, così da di stimolare nuove iniziative in più settori. Occorre valorizzare al meglio il tessuto produttivo e commerciale locale, favorendo il commercio di vicinato. Anche perché parliamo tra l’altro di turismo, ma quale città vogliamo offrire?”.
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