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Editoriale

GIUDICI

MASSIMO LODI - 01/03/2024

Salvini e Vannacci (Ansa)

Salvini e Vannacci (Ansa)

Giustizia a orologeria, indagini che sono medaglie, avanti così signor generale. Stima profonda e ripetuta verso Vannacci, sott’inchiesta per presunti rimborsi spese gonfiati quand’era in missione all’ambasciata italiana di Mosca; e sul quale pesa l’accusa di odio razziale per alcune frasi contenute nel libro Il mondo al contrario.

La Lega lo difende a prescindere. Il segretario aggiunge: me l’aspettavo. I nemici son dietro l’angolo, se ti muovi non nel modo che gli aggrada, subito vieni colpito. I nemici, nel caso specifico, sarebbero i magistrati, che tuttavia (questo vale sempre) aprono fascicoli in presenza di segnalazioni o denunce. E soprattutto lo fanno esercitando l’indipendenza d’un potere diverso da quelli in capo a Parlamento e Governo. Oppure bisogna pensare che quando un’investigazione tocca una sfera d’interessi politici estranei ai tuoi va bene, e quando opera in direzione contraria non va bene?

Inoltre stupisce la diversa idea che la Lega esprime sui giudici, a seconda del Paese di appartenenza e d’alcuni episodi. In Italia (episodio Vannacci) il loro agire è motivo di biasimo prima che abbia compiuto il ciclo necessario ad accertare un’ipotesi di colpevolezza o innocenza. In Russia (episodio Navalny) se ne apprezza comunque la bontà, al punto da affidarsi alle toghe

di quel Paese -oltre che ai medici- nell’attesa d’esprimere una valutazione definitiva sulla morte del dissidente.

È un curioso modo d’interpretare l’attendibilità delle istituzioni e d’ignorare le regole che sovrintendono alle due nazioni. Qui viviamo in una democrazia, là in una democratura (per non dire di peggio). Qui sono garantiti i diritti individuali. Là vengono ostacolati, quando non soppressi. Qui possiamo parlare di libertà, pur con i difetti che ogni giorno emergono. Là si deve tacere di libertà, pena il destino cui va incontro chi deraglia dal binario unico.

Perciò sulle vicende riguardanti Vannacci -querelato anche dalla pallavolista Egonu, i cui tratti somatici egli definisce non rappresentativi dell’italianità- sarebbe stato meglio osservare un prudente silenzio. Di che cosa si ha paura? Se il generale ha commesso nulla di riprovevole, lo dimostrerà grazie agli strumenti difensivi garantiti dalla nostra legislazione. Nel caso opposto, onorerà il debito verso la sentenza di condanna (definitiva: non prima). Né l’una né l’altra congettura impediscono a Salvini di candidarlo, come sembra intenzionato a fare, alle europee di giugno. Qualora persuaso comunque della limpidezza di Vannacci, oltre che del suo gradimento tra i votanti, lo mandi in campo. Nessuno ha il potere di espellerlo, tantomeno/neppure i magistrati; solo gli elettori han quello di non mandarlo a Strasburgo.

Ps

Va montando la fronda interna contro il segretario. I dissidenti (a proposito) lombardi chiedono d’anticipare il congresso, Zaia rimpiange la Lega Nord, Fedriga viene indicato come il possibile successore del Capitano. Bossi aveva segnalato il malcontento. Ignorato.

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