Il saggio sul dono di Marcel Mauss compie cent’anni. Anche se in Italia fu pubblicato solo nel 1965, un libro di antropologia di un secolo fa, che addirittura tratta della forma e del motivo dello scambio nelle società arcaiche, può sembrare datato. Eppure quanto scrisse lo studioso francese aiuta a riflettere su alcuni principi fondamentali.
Il dono è – come analizzato da Mauss – un fatto sociale, capace di creare relazioni non basate sul profitto, e implica un principio di libertà. È un piccolo saggio da rileggere. Forse per apprezzare – oggi più che mai – tanti doni non materiali, come accogliere liberamente le idee offerteci dalle pagine di un libro. Con mente libera e aperta dovremmo leggere “Lo stormo dell’aquila” di Donata Mary Potito, Edizioni Il Cavedio. Cento pagine di freschezza poetica in un intreccio semplice ma ricco di vita e di affetti. Un racconto dal linguaggio immediato di gioie e dolori, di accettazioni e di lotte, come sintetizzato nel retro di copertina.
Ma perché leggere un libello fuori dai grandi circuiti editoriali? E che cosa ci può donare? Un valore che troppo spesso abbiamo perso, come quello di avere il coraggio a un approccio diverso agli accadimenti. Scrive il cardinal Ravasi in “Scolpire l’anima”, 366 meditazioni quotidiane”, che “il dolore non è solo un mostro che schiaccia e abbrutisce ma se, vissuto in profondità, non rigettato narcotizzando la mente e il cuore, elaborato, meditato, accolto nell’anima, può diventare un maestro di vita”.
Non sappiamo se Potito, dottoressa anche presso la Clinica pediatrica dell’ospedale Del Ponte, adolescentologa, con un master in Medicina Narrativa Applicata, condivida il pensiero del cardinale ma è certo che il suo ultimo scritto ci testimonia come essere capaci di elaborare il dolore, anzi molti dolori, educhi alla vita. O meglio all’amore per la vita, occasione di incontri, magari casuali o, forse, voluti dal destino.
Una storia di sguardi accoglienti e di accettazione. Ecco allora il cagnolino Jung, tenero e dispettoso, un concentrato di vivacità e dolcezza. “Entrò – si legge - nella nostra famiglia in un momento triste, dominato da spazi vuoti”. E che seppe donare affetto.
Oppure la scoperta in una giornata dal cielo scintillante di una casa, in un borgo sopra Stresa, abbarbicata su un pendio, quasi sospesa tra le nuvole, un vero nido d’aquila, che diventerà – per scelta consapevole – uno spazio d’ amore tale da donare nel tempo un forte appagamento alla protagonista, voce narrante. Una trama delicata ma a volte anche ironica in cui spesso i ricordi alimentano con dolce malinconia il quotidiano.
Il libretto di Donata Potito, in modo semplice, ci ricorda come sia importante saper accogliere anche le difficoltà della vita e guardare in modo diverso. Non è un caso che il libro si intitoli “Lo stormo dell’aquila”, un rovesciamento rispetto al verso di una canzone di Franco Battiato Le aquile non volano a stormi. Perché anche la solitaria aquila vola tra le vette e ha trovato il suo stormo, come scrive la Potito, dottoressa che si è occupata di pediatria sociale e che, da amante della lettura e della scrittura, dichiara di essere affascinata dalle figure femminili e dallo loro capacità di affrontare il dolore e di ripartire ogni volta. Come aquile.
Non è un caso che questo suo libretto è a sostegno del Centro ricerche Senologia dell’Università degli Studi per la formazione del personale che sostiene le donne nel percorso di cura delle neoplasie mammarie.
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