Quello dell’economia italiana in generale, e varesina in particolare, è un quadro di molte ombre e poche luci. L’anno è iniziato all’insegna dell’incertezza e i primi dati di consuntivo 2023 e di previsione per il 2024 segnalano una sostanziale stagnazione in cui emergono tuttavia alcuni elementi positivi come la crescita dei posti di lavoro e il ritorno dell’inflazione a livelli attorno al 2%, un livello considerato sostanzialmente in grado di assicurare una buona dinamica dell’economia.
Come ha osservato in uno dei suoi primi interventi il neo Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, “L’inflazione sta rapidamente diminuendo e i rischi per la stabilità dei prezzi si sono ridimensionati, la crescita del Pil quest’anno resterà dello stesso ordine di grandezza dello 0,7% visto nel 2023 e l’inflazione, allo 0,9% in gennaio, resterebbe inferiore al 2% nel 2024”.
Sul fronte dell’economia locale tuttavia prevalgono le preoccupazioni. Come sottolineato dall’ultimo rapporto congiunturale di Confindustria Varese: “Sul terzo trimestre 2023 emerge un diffuso rallentamento nei livelli produttivi, più intenso del previsto e solo in parte riferito a dinamiche tipiche della pausa estiva. Infatti, nonostante il lento calo dell’inflazione, gli indicatori di produzione e ordinativi sono impattati dal progressivo irrigidirsi delle condizioni di finanziamento per le imprese, dal continuo aumento del costo del denaro e dal rallentamento della domanda interna ed estera (soprattutto di Paesi partner come la Germania)”.
In effetti siamo di fronte ad un rallentamento dell’economia determinato dalle tensioni geopolitiche a livello globale con un particolare effetto negativo sui paesi europei in particolare per la frenata dell’economia tedesca. La crisi dei rapporti con la Russia e la frenata dei consumi sul fronte cinese stanno costringendo le economie europee ad una tutt’altro che facile revisione strategica delle proprie politiche economiche.
Il tutto aggravato, in particolare per l’Italia, dagli effetti sempre più sensibili di un calo demografico che si accompagna ad un allungamento della speranza di vita, positivo sotto il fronte individuale e sociale, ma che comporta un progressivo aumento delle spese per sanità ed assistenza.
L’allarme è venuto più di una volta dallo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha sottolineato come con questo andamento demografico il sistema previdenziale diventa rapidamente insostenibile.
Le prospettive a breve termine non appaiono quindi positive. Qualche apertura, tuttavia, si può intravvedere nella nebbia delle incertezze. In primo luogo appare ormai scontato che si finita la politica di stretta monetaria delle banche centrali e quindi vi potrà essere nel corso dell’anno una riduzione dei tassi di interesse. Poi c’è da tener conto che i dati dei bilanci aziendali segnalano, soprattutto per le banche, buoni risultati sotto il profilo finanziario e non a caso le Borse sono a livelli particolarmente alti.
L’Italia dovrebbe a questo punto avere almeno due obiettivi: far crescere stipendi e salari, con effetti di spinta ai consumi, e rendere effettivi gli investimenti del Pnrr con i fondi europei. Come dire: fatti e non parole.
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