Sempre più spesso sento la mancanza di gentilezza e di silenzio. A volte sono tentata di non frequentare più i social per non imbattermi in commenti aggressivi, offensivi o beceri del tutto gratuiti, ma poi mi rendo conto che, sapendo scegliere, vi si trovano spunti di riflessione interessanti. Non riesco, invece, a seguire i talk show, dove tutti si urlano addosso, incapaci di ascoltare e di argomentare.
La gentilezza è diventata così rara che addirittura si è avvertita la necessità di celebrarla in una Giornata mondiale. C’è stato anche chi ha proposto di renderla materia di studio a scuola, e in alcune scuole dell’infanzia si sta già attuando un percorso educativo ispirato ai suoi valori. Giusto, certamente, ma non sarebbe il caso di far seguire il percorso prima ai genitori? I bambini non dovrebbero respirarla in casa, la gentilezza, assorbirla col latte materno? Non dovrebbe essere diventata un modo naturale di comportarsi per l’essere umano che – mi dicono – è il vertice della catena evolutiva? Dovremmo imparare dalle piante, capaci di comunicare in silenzio e solo per fornire informazioni utili agli altri individui.
Molti confondono la gentilezza con la debolezza; invece richiede forza, autocontrollo, riflessione. Di recente mi sono imbattuta in un pensiero di Norberto Bobbio che suggerisce un comportamento che dovrebbe essere normale: “Ho imparato a rispettare le idee altrui, ad arrestarmi davanti al segreto di ogni coscienza, a capire prima di discutere, a discutere prima di condannare.” Ma il silenzio dell’ascolto è sempre più raro nei rapporti umani; è molto più facile parlare, soprattutto di sé.
In realtà mi sento un po’ ridicola e fuori dal mondo a riflettere su gentilezza e silenzio mentre i notiziari mi comunicano che proprio qui, in una scuola di Varese, uno studente ha accoltellato un’insegnante e che solo nell’ultimo mese ci sono state 27 aggressioni agli insegnanti da parte di studenti o genitori; che tutti i giorni vengono malmenati medici e infermieri; che uomini abbandonati uccidono le loro compagne; che un branco di ragazzini ha stuprato una tredicenne in un parco centralissimo di Catania.
Eppure la gentilezza potrebbe essere proprio il modo per cominciare a cambiare i rapporti personali; basterebbe pensare che ogni persona che incontriamo sta combattendo una battaglia di cui non sappiamo nulla; basterebbe rendersi conto che fa star bene anche chi la pratica, perché gli rende la vita più serena. Persino l’opportunista dovrebbe capire che gli conviene: come ebbe a dirmi una volta una persona, si ottiene di più con una goccia di miele che con mezzo litro di aceto.
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