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Apologie Paradossali

IL NUOVO CONCORDATO RESISTE

COSTANTE PORTATADINO - 16/02/2024

nicoraIl prossimo sabato 24 febbraio si terrà a Villa Cagnola per iniziativa degli “Amici del cardinale Nicora” l’importante convegno “STATO E CHIESA CATTOLICA” in occasione del 40° anniversario del Nuovo Concordato. Un’occasione per ricordare il compianto don Attilio e la sua opera instancabile e competente, ma pure per riflettere sulla vita ecclesiale nell’Italia di oggi. Meriterebbero specifiche ‘Apologie’ la “Legge delle guarentigie” con cui lo Stato regolava autonomamente e quindi in modo conflittuale con la Chiesa la situazione determinata dalla ‘conquista’ di Roma del 1870, il concordato mussoliniano del 1929, il nuovo concordato del 1984. Sinteticamente, è lecito affermare che ciascuno di questi eventi ha ricevuto forma e sostanza dal tempo storico in cui sì è compiuto.

Nel 1870 il fattore determinante fu il compimento dell’unità fisica e simbolica dell’unità d’Italia, senza escludere una specifica volontà di secolarizzazione dello Stato e della società civile, in sintonia con un processo culturale che si sarebbe compiuto definitivamente con la soppressione dell’Impero asburgico dopo la prima guerra mondiale. Il prezzo pagato dalla società italiana fu la divisione tra una élite laicista e un popolo cattolico, durata sei decenni. Quello pagato dalla Chiesa, fu, oltre a questo, una chiusura, fisica, culturale e istituzionale nelle proprie mura, una prigionia anche psicologica, la considerazione della non rimarginabilità della ferita inferta con Porta Pia.

Nel 1929 emerse come motivo più evidente la convenienza del regime fascista di “fare pace” con il popolo minuto di sentimenti cattolici, ma altrettanto evidente fu la mancanza in Mussolini degli scrupoli laicisti della classe politica risorgimentale (il cui riconoscimento da parte del card. Gasparri dette luogo al mito dell’uomo “della “Provvidenza”).

La Chiesa colse l’occasione storicamente rilevante di uscire dalla chiusura istituzionale e internazionale, riacquistando sovranità di Stato con il Trattato e piena agibilità per svolgere il ministero in Italia, con il Concordato. In sintesi il giudizio potrebbe essere questo: la Chiesa, tardivamente, fece i conti con la modernità, rinunciando non solo di fatto, in realtà di diritto, al potere temporale, pur riprendendo una sovranità simbolica come Stato, ritornando quindi ad essere un soggetto di diritto internazionale.

Il Concordato, regolamentando una serie di questioni circa l’esercizio del culto, lo statuto dei sacerdoti e dei vescovi, il riconoscimento degli effetti civili al matrimonio cattolico, la disciplina dei beni ecclesiastici, l’estensione dell’insegnamento religioso confessionale nelle scuole, ripristinava importanti occasioni di presenza ecclesiale nella società italiana.

L’importanza delle conseguenze sociali di questo accordo determinò nel 1948 la “costituzionalizzazione” del Concordato, voluta da DC e PCI e il prolungamento della situazione, ben oltre due avvenimenti che avevano lacerato di fatto il tessuto dell’intesa: le leggi che introdussero il divorzio e l’aborto in Italia. Con il calo elettorale della Dc nel 1983 e con Craxi al governo giunse il momento di una nuova “resa dei conti” tra Stato e Chiesa, ma anche per la Chiesa fu il momento, dopo il Concilio Vaticano II, di fare i conti, questa volta anche con se stessa.

Il nuovo Concordato in primo luogo prescrive il superamento del principio secondo cui il cattolicesimo è religione di Stato e introduce la nuova modalità di finanziamento delle istituzioni ecclesiastiche attraverso il meccanismo della scelta dei contribuenti di destinare l’8 per mille dell’Irpef allo Stato o alla Chiesa (in seguito si sono aggiunte altre confessioni religiose). Sono i punti decisivi che definiscono il modello della corretta cooperazione tra due realtà che pur diverse devono concorrere al bene comune.

È doveroso ricordare il grande contributo dato da Nicora alla lunga fase attuativa delle norme concordatarie e la sua ulteriore, meno nota, spinta all’adeguamento delle regole delle istituzioni finanziarie della S. Sede alle norme internazionali.

Dopo quarant’anni possiamo dire che il Concordato dell’84 non mostra segni di senescenza. Certo, ci sono concetti da chiarire e azioni da applicare; il convegno in parola ci aiuterà ad evidenziarli. La secolarizzazione è andata al galoppo anche in Italia, ma credo che gli ultimi pontificati abbiano senza dubbio confermato che l’avvenire del cristianesimo in Italia, aggiungo in Europa e nel mondo, non dipende affatto dai rapporti con gli Stati, ma solo dalla vitalità apostolica e culturale della Chiesa stessa.

Il “Comitato amici del cardinal Nicora” ( www.amicicardinalenicora.it) ha cercato in questi anni di tenere vivo il suo messaggio e di farne tema di insegnamento proponendo il suo lascito culturale e spirituale in quattro incontri: Il pastore e il diplomatico (2018); Chiesa e società (2019); Carità e politica, per un servizio dei cristiani alla società civile (2021); Giustizia conflitti solidarietà (2022); con l’attuale si può considerare conclusa una ricerca tematica, sicuramente non esaustiva del pensiero e della testimonianza cristiana di don Attilio, cui, la sua città, lo auspichiamo ancora una volta, dovrebbe dedicare una significativa memoria.

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