Andate a Castiglione Olona, nido delle opere più prestigiose volute dal Cardinale Branda Castiglioni, umanista cristiano di raffinato sentire per le grandi iniziative messe in campo, specialmente nell’evoluzione della storia delle Chiesa, all’epoca dei Concilii, ma per il suo gusto personale consonante con il raffinato stile tardo-gotico, esemplarmente testimoniato dell’opera di Masolino da Panicale (Tommaso di Cristofano di Fino, detto M., nativo di Panicale in Valdelsa, nel 1383 e morto circa nel 1440), suo prediletto cantore di storie sacre.
A Castiglione Olona, dove sta la luminosa Collegiata che spicca nel residuo verde circostante per il manto caldo dei suoi laterizi, si deve andare direttamente ad immergersi nella vita di San Giovanni Battista, che Masolino affrescò nel 1435, nell’appropriata Cappella, che sbrigativamente viene chiamata il Battistero.
Non luogo dove accogliere una vasca battesimale, che sarebbe stato propriamente un battistero, ma la spazio reso vivibile grazie agli affreschi di Masolino per raccontare la vita di San Giovanni Battista, figura prediletta dal Cardinal Branda tanto quanto quella della Vergine alla quale aveva dedicato la Collegiata, specialmente intonata alla sua Incoronazione.
Ma queste sono cose che voi già sapete. Mi permetto, invece, di guidarvi entro la cappella per cercare di far intendere la qualità del messaggio pittorico.
Bisogna saper estraniarsi dall’ambiente circostante volta che si penetra in questo spazio. Chiudete immediatamente la porta ed abituate la vista alla luce che c’è dentro.
Probabilmente venite subito attirati dalla parete di destra, tutta occupata dalla scena del banchetto di Erode, che è famosissima e riportata su tutti i testi di storia dell’arte, specialmente usati nei licei classici.
Ignoratela e partite dalla parete della controfacciata, attraverso la quale siete entrati qui, e da sinistra andate verso destra, per dare inizio alla vita del Battista. Non tutti gli affreschi sono chiaramente leggibili, quelli della parete seguente sono addirittura illeggibili perché corrosi dall’umidità, ma quando si supera l’arco che in chiave porta il millesimo d’esecuzione del ciclo, lo spazio figurato, direi più propriamente trasfigurato, si vive pienamente. Guardate e vedete dalla predica del Battista nel deserto fino al battesimo di Cristo nel Giordano. Masolino ha inteso la superficie delle due pareti come una pergamena da miniare, e la srotola senza tener conto che una parete si conclude e l’altra le si sviluppa normale, cioè perpendicolare. Egli racconta e non vuole intoppi e la sequenza si svolge autonoma, senza tener conto della fisicità del luogo. Per farmi intendere meglio: un pittore rinascimentale avrebbe definito la parete con paraste ed architravi e vi avrebbe figurato l’episodio. Masolino, ed in questo è ancora tardo-gotico, sviluppa il discorso senza intoppi. Poi si concentra sulla scena del Battesimo. Il Cristo, stante, frontale, è insinuato nel fluire dell’acqua del Giordano che non trova ostacolo nel suo corpo leggermente sinuoso. La colomba dello Spirito Santo, che aleggia sopra il suo capo, sembra divida la vallata con cadenze ammorbidite delle montagne che si aprono per accogliere l’evento.
Da qui fino alla scena che ha subito attirato la vostra attenzione, è un susseguirsi di fermo-immagine. Formidabile l’episodio del Battista di rimprovera Erode per la scostumata condotta. In un quadrato che sembra incollato sulla parete, la figura di Erode seduto e quella del Battista in piedi sono allo stesso livello. Tra i due uno spazio vuoto: la distanza tra l’autorità e l’accusatore. La mano del Battista spicca in quel vuoto per indicare in Erode il peccatore, ed Erode risponde a quel gesto ordinando allo scherano di portare via il Battista, imprigionandolo. Ed il Battista è dietro le sbarre della finestrina che si apre poco lontano. Poi la porta della prigione si apre per far cader fuori il corpo del Santo decapitato. Ma la storia che ci hanno insegnato non segue questa traccia. C’è bisogno di andare al Banchetto, e alla grande scena serve una parete a se stante per accogliere l’episodio del banchetto, l’intervento di Salomè che chiede al Re di onorare la promessa della decapitazione, di Erodiade, bellissima regina incapsulata in una campata di portico fatta su misura per accoglierla, che riceve la testa del Battista. Masolino ha costruito la sua vicenda, con gli spazi che occorrevano, come se fosse lui presente a raccontare la storia, cucendo un episodio che accade dopo con uno che accade prima. Ma la magia del suo racconto sta nel tono con il quale la esprime, e noi non dobbiamo vedere la vita del Battista come la conosciamo, sempre che sia vero che la conosciamo ben bene, ma farcela raccontare dal pittore, che in ogni episodio ha concentrato il messaggio più intimo, più suggestivo, più commovente. Uscendo, chiudete la porta. Non deve scappar via un alito di pittura, di poesia. Andateci.
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