Ospitalità come “nuovo petrolio”? Alla BIT di Milano il presidente della Camera di Commercio Vitiello conferma: Serve una regia.
Sarà il turismo il nuovo “petrolio” di Varese e dintorni? Sapremo essere competitivi con le province limitrofe così da essere non solo un serbatoio da cui ogni giorno escono oltre 70 mila lavoratori per altre mete, ma da attrarre decine di migliaia di visitatori? L’obiettivo di fare di Varese una “Land of Tourism”, per usare uno slogan della Provincia di qualche tempo fa, é realistico? Il piccolo stand organizzato dalla Camera di Commercio alla BIT, la Borsa Internazionale del Turismo, lo scorso fine settimana a Milano è stato l’occasione per fare il punto di un quadro in cerca d’autore. Perché negli anni, dopo una non felice regionalizzazione della materia, le cose non sono migliorate ed è sempre più chiaro che manca uno sforzo unificato. Diciamolo subito: c’è nostalgia di una casa comune, qualcosa tipo il vecchio EPT, l’Ente Provinciale del Turismo, deceduto nel 1975, a lungo retto da Manlio Raffo, con le prospettive e i mezzi di una nuova era, fatta di digitale e grandi flussi.
Per il momento, non c’è nemmeno un sito “ufficiale” che consolidi e presenti l’offerta turistico / ricettiva. Per chi, soprattutto dall’estero, vuol venire dalle nostre parti, meglio affidarsi a Tripadvisor o a Booking. Provate a scrivere “Varese” e “Turismo” su Google e troverete informazioni vecchie, siti “ufficiali” che tali non sono, indirizzi sbagliati.
Partiamo dai numeri. Sarebbe bello averli, ma quelli che ci sono, sono per lo più vecchi e incompleti. L’Istat rileva solo le attività economiche, quindi, per esempio, oltre ad alberghi e campeggi, i Bed and Breakfast, ma non gli affitti brevi, tipo AirBnB, che sono il vero fenomeno in espansione. E lo fa a babbo morto. Oggi ci sono solo i dati del 2022. Ci sarebbero, su base regionale, i dati Ross 1000, che però sono poco attendibili proprio sugli affitti brevi. Si va in ordine sparso.
I numeri di Varese (Nel 2022 1 milione 45 mila arrivi e 1 milione 815 mila pernottamenti) sono poi “gonfiati” da quelli di Malpensa. Un dato per tutti: se nel 2022 il capoluogo registrava 110 mila arrivi con 238 mila presenze, Ferno era a 123 mila e Somma Lombardo a 207 mila (rispettivamente con 135 mila e 270 pernottamenti). Segue Cardano con 74 mila arrivi (107 mila presenze).
Como festeggia intanto un 2023 record, con 4,8 milioni di pernottamenti, per l’85% dall’estero, il 20% più dell’anno precedente. Varese? Per ora siamo alle stime parziali: 2,15 milioni di presenze nei primi 10 mesi del 2023 – quando i giochi e i numeri sono ormai fatti – tra alberghiero ed extralberghiero “privato”. Più difficili, per problemi di rilevazioni, i confronti su base annuale, ma un dato spicca. Se il numero medio di pernottamenti è basso (attorno a 1,6-1,7) a causa della forte presenza aeroportuale e di quella business da toccata e fuga, nella zona dei laghi si toccano i 3,5 giorni e i 3,8 nelle valli.
Si tratta di lavorare a più livelli: “C’è un problema di stagionalità e uno di qualificazione dell’offerta alberghiera”, confermano agli uffici di Confcommercio a Varese. Del resto l’una condiziona l’altra, oltre che il livello di formazione del personale. Se hai massa critica investi: di nuovo basta vedere Como, dove sono più numerosi gli alberghi di fascia alta e proprio ora la catena Hilton sta procedendo a numerose assunzioni.
È vero, non abbiamo laghi spettacolari nelle immediate vicinanze, dove si girano anche spot pubblicitari, non abbiamo il fenomeno Clooney che attira attenzioni, ma che cosa si può fare? L’obiettivo è costituire un tavolo comune con enti e operatori del settore, sapendo che questo vuol dire naturalmente investimenti. Se un decennio fa erano le province ad avere un ruolo leader, oggi tocca soprattutto alle Camere di Commercio. “Non si tratta di affermare delle identità, ma di avere una regia per uno sforzo comune e contemporaneamente fare rete con le realtà vicine”, dice Mauro Vitiello, il presidente della Camera di Commercio di Varese, che nell’”attrattività” ha posto una delle tre “missioni” strategiche del programma 2023-2028. L’obiettivo “è la collaborazione tra i diversi attorni per convergere in una fondazione in grado di unificare gli sforzi dalla promozione al sostegno di un settore che ha bisogno anche di nuove strutture di qualità, per valorizzare le ricchezze di un territorio che offre molte opzioni al turista. Non c’é solo il paesaggio ma anche una serie di mete culturali e attività, dal ciclismo che può contare anche su 2200 km di piste ciclabili, all’alpinismo, al volo a vela, ai numerosi eventi sportivi”.
“Attrattività” tuttavia, rimarca Vitiello, “non è solo turismo: si tratta anche di migliorare le infrastrutture di collegamento: quelle per chi viene da fuori e quelle per collegare i diversi centri della provincia. Attirare imprese, investimenti e residenti in una provincia che merita di essere vissuta appieno”. Intanto, chi ci sta a impegnarsi per una casa comune del turismo, batta un colpo.
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