Con grande scandalo di alcuni giornali, tra cui il Corriere della Sera, su richiesta del deputato leghista Simone Billi, è stato ospitato martedì scorso alla Camera un convegno in cui si presentava un libro dal titolo Biopoetica. Breve critica filosofica all’aborto e all’eutanasia.
Non ho letto il libro e non ne conosco gli argomenti ma, pensando che un Parlamento democratico sia un luogo di libera discussione, non vedo che cosa vi sia da obiettare a questa iniziativa. Invece apriti cielo! Alla notizia hanno subito levato gli scudi coloro che, come l’ex-presidente della Camera Laura Boldrini, pretendono che sull’aborto non si possa più discutere poiché “l’interruzione di gravidanza è un diritto delle donne conquistato con anni di battaglie (…) sul quale non permetteremo che si faccia alcun passo indietro”. Sulla stessa linea le donne della Cgil sempre più pronte a schierarsi su questioni che nulla hanno a che vedere con la vita sindacale.
Per di più nel pieghevole di presentazione del convegno si osava dire che l’aborto “Anche nei casi più tragici, nei dilemmi morali più strazianti, come quelli di stupro, non è mai giusto”, il che – osserviamo noi – è drammatico ma indiscutibile se si tiene conto che anche il concepito in tali nefande circostanze è una persona umana. D’altra parte non è affatto vero che le donne incinte a causa di un stupro desiderino sempre interrompere la gravidanza. Non di rado prevale la volontà di rispettare comunque la vita che si è formata. A mio avviso sarebbe giusto riconoscere sempre l’aborto per quello che obiettivamente è, ovvero un caso di omicidio, salvo in alcuni casi estremi stabilire che lo Stato non lo punisca ma lasci a chi ne è colpevole di scegliere in coscienza se e come espiarlo.
Tornando a noi, a questo punto persino il deputato Billi, con grande spezzo del ridicolo, ha preso le distanze dal convegno dichiarando che “Quello che è uscito non rappresenta né la mia, né tanto meno la posizione del partito (…)”. E il vicesegretario della Lega Andrea Crippa è venuto a dargli man forte precipitandosi ad aggiungere di essere personalmente favorevole all’aborto.
Al di là di questo miserando pasticcio resta il fatto che non si vede perché, a differenza di ogni altra, la legge sull’aborto non può essere rimessa in discussione. In nome innanzitutto della democrazia questa pretesa deve venire contestata e respinta, tanto più che prima di essere una sconfitta della vita l’aborto è una disfatta della ragione. L’eventuale volontà della donna di abortire viene anteposta al diritto di vivere del concepito. Si prescinde totalmente — il che è palesemente irrazionale — dal fatto che nella questione sono in gioco non una persona umana ma almeno due (cfr. Polito, il Texas, l’aborto e il sonno della ragione, 21 settembre 2021).
www.robironza.wordpress.com
You must be logged in to post a comment Login