C’è mai stato nei decenni più recenti un cambiamento così radicale in un partito politico come nella Lega, una volta Lega Nord?
Qualcuno potrebbe indicare i Cinquestelle ma si tratterebbe di un Movimento che si è gradualmente trasformato in un partito con tutti i salti e le svolte che sono tipiche di queste avventure.
La Lega ha avuto pesanti trasformazioni quando era già un partito affermato. Da Bossi a Salvini abbiamo visto una successione di culture molto differenti e contraddittorie. Dapprima l’identità secessionista, poi quella federalista, oggi quella nazionalista ed euroscettica.
Potevano non piacere affatto le ampolle e i riti celtici bossiani ma c’era una tensione sociale che aveva fatto parlare addirittura (Massimo D’Alema) della Lega come di “Una costola della sinistra”.
Già con Bossi le cose erano mutate, ma il più doveva ancora avvenire.
Nel 2013 Salvini prende il comando e poco dopo tutto cambia. Si allea con Marine Le Pen e successivamente con l’estrema destra tedesca di AdF il cui delirante programma sarebbe stato preso a schiaffi da Bossi e dal suo manipolo di visionari.
A questo punto si manifesta il Salvini dei rosari e dei crocefissi durante i comizi, del rifiuto di tutti gli avanzamenti dei diritti civili, della spietata lotta ai migranti.
Non sono pregiudizi questi da parte mia. Con la Lega federal-regionalista avevo collaborato positivamente in Regione. Ricordo con piacere le telefonate di Bossi e Giorgetti nel 2007 per darmi il via libera come presidente della Commissione Statuto (loro che la volevano a tutti i costi per sé) e i complimenti dello stesso Bossi in una manifestazione pubblica davanti al Pirellone.
Dal suicidio politico del Papeete – fine del governo Conte Uno – Salvini accelera una irrefrenabile rincorsa a destra. Ora sta cercando di recuperare terreno con l’Autonomia differenziata delle Regioni come compenso per il futuro premierato ad elezione diretta voluto dalla Meloni. Ma il progetto Calderoli appena approvato dal Senato è molto carente e pasticciato e sarà di difficilissima attuazione. Non penso servirà a recuperare “l’anima” smarrita.
È molto probabile che il conto alle europee sarà salato. Dal 34% di cinque anni fa il precipizio alle prossime europee di giugno potrebbe risultare rovinoso.
La candidatura del generale Vannacci potrà anche “rubare” qualche voto al partito della Meloni ma potrebbe essere il colpo di grazia definitivo a quel che è sopravvissuto dell’identità della Lega.
Cosa succederà dopo le europee è difficile immaginarlo. Ragiono su una semplice ipotesi. Se la Lega vorrà ritornare alla sua identità federal-regionalista dovrà con ogni probabilità cambiare guida. Non mancano altri leader potenziali (Luca Zaia?) che potrebbero portarla fuori dalla palude salviniana.
Sono problemi solo della Lega? No, sono problemi che investono la salute e il funzionamento della democrazia italiana.
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