Non c’è due senza tre? La prospettiva non è rassicurante, ma è decisamente concreta per il clima del 2024. Il Centro Geofisico Prealpino dalla sede nel parco di Villa Baragiola a Masnago ha appena certificato che a Varese gli ultimi due anni sono stati i più caldi di sempre e il 2024 è sulla buona strada per il “triplete”.
“Ormai il trend è chiaro: in 50 anni la temperatura a Varese è aumentata di 2,5 gradi, con un’accelerazione negli anni più vicini, mentre per quanto riguarda le piogge è cambiata soprattutto la distribuzione temporale”, conferma Paolo Valisa, meteorologo del Centro che fu costituito proprio 60 anni fa da Salvatore Furia e che monitora la provincia con una rete di 44 stazioni e sensori.
Il quadro cittadino indica nel 2023 (gli anni meteorologici vanno dal 1° dicembre al 30 novembre) il secondo anno più caldo di sempre, con una media di 14,5 C°, inferiore solo al caldissimo 2022, che aveva registrato i 15 C°. E il 2024 ha già segnato valori che lasciano presagire nuovi livelli “hot” anche se, come vedremo, non siamo tra le zone che se la passano peggio.
L’aspetto innovativo è che a far macinare record non sono più le estati torride (i picchi del 2003 non sono stati ancora superati), ma inverni e stagioni intermedie. Nel 2023, precisa Valisa, “ottobre e l’autunno sono stati i secondi più caldi di sempre e abbiamo avuto mimose fiorite a febbraio. Dicembre 2023 ha stabilito a sua volta un primato con una media di 2,9 gradi superiore al trentennio 1991-2020, l’arco temporale in cui generalmente misuriamo le tendenze. Avremo a breve i dati di gennaio, ma il trend è quello”.
Che cosa sta succedendo? Solo colpa del riscaldamento globale?
Accanto a questo, spiegano gli esperti di Villa Baragiola, accennando anche agli effetti in centro Atlanico del Niňo o del rallentamento della Corrente del Golfo, c’è anche una importante novità. Se tradizionalmente le nostre zone erano condizionate dall’anticiclone, ovvero le correnti d’alta pressione, dall’Atlantico, ormai queste arrivano, più calde, da sud, dal Mediterraneo: “l’effetto è inverni più caldi e asciutti, mentre, la maggior quantità di energia accumulata sul mare porta a precipitazioni primaverili ed estive più violente e concentrate. L’alluvione in Emilia e Romagna e i forti temporali estivi che anche dalle nostre parti hanno visto superare i 100 millimetri ne sono una manifestazione”.
Addio neve invernale? A Varese non si è ancora vista e la leggera spolverata bianca dei mesi scorsi, sottolinea Valisa, non era che Graupel, la cosiddetta “neve tonda” a piccoli granuli, sorta di grandine invernale, che cade anche a temperature di 5-6 gradi. La poca deve al Campo dei Fiori – una ventina di centimetri – è stata rapidamente spazzata via. Le previsioni fino alla prima decade di febbraio non lasciano spazio per “imbiancate” Dopo, chissà.
Più tranquillizzante il bilancio delle piogge. Dopo il record negativo del 2022, in cui a Varese sono stati registrati solo 768 millimetri, nel 2023 la media è stata di 1402 millimetri, solo il 10% sotto i 1549 della media a partire dal 1967 e i 1523 dell’ultimo decennio, gonfiato però dai valori record del 2014 di 2646 mm. “In realtà”, spiega Valisa, “Noi parliamo di provincia, ma questa è una realtà che va dai 900 mm della zona sud ai 1800 mm del Monte Lema all’estremo nord”. Valori che portano a un altro tema: quello della maggiore “vivibilità” del Varesotto (e dell’Insubria…) rispetto alla vicina “Grande Milano”. Sono valori confermati anche dalla recente classifica del Sole 24 Ore sulla Qualità della vita che colloca la provincia di Varese tra le “più fresche” in Italia e anche tra le più piovose. Varese é in posizione 99 su 107 quanto a soleggiamento, come tutta la fascia prealpina (Milano è a 95, Brescia 100, Bergamo 101, Biella 102, Como 103, Verbania 104, Sondrio 105, Lecco 108), è solo terza per indice di calore (giorni di temperatura percepita sopra i 30 gradi), 11esima per giorni di ondate di calore ma siamo tra le prime 4 province, con le vicine Como, Lecco, Verbania) per accumulo di pioggia.
“In effetti – dice il meteorologo – le differenze si percepiscono soprattutto in estate, quando Varese può registrate anche 2-3 gradi meno di Milano e con questo trend tra alcuni decenni saranno differenze che incideranno sulla qualità della vita. Anche la presenza del verde conta: da una parte la superficie boschiva è parecchio aumentata a scapito di terreni ex agricoli, ma nei centri urbani si perde verde a fave della cementificazione”. La preoccupazione intanto è per lo scarso innevamento sulle Alpi. Ghiacciai pesantemente ritirati e riserve di neve ridotte anche pensando ai bacini idrici in primavera ed estate. “A oggi è un quadro drammatico, ma siamo ancora ai primi di febbraio, c’è speranza ancora per la seconda parte dell’inverno e per le piogge primaverili”.
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