Italo Calvino in Perché leggere i classici scrisse: «un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire», e questo può essere il caso di Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi, un romanzo ambientato nel Portogallo salazarista del 1938, il cui protagonista è il dottor Pereira, un giornalista cattolico, obeso e cardiopatico, responsabile della pagina culturale del Lisboa.
Si tratta di un romanzo caleidoscopico, e propone al lettore, come tutti i grandi libri, diverse strade da percorrere. Il tema politico rappresenta lo sfondo della narrazione, ed emerge nitidamente dalle descrizioni di violenza e di censura che opprimono il Portogallo degli anni Trenta, soffocato da una dittatura di carattere nazionalista.
In questo contesto di tensione e di sangue, Tabucchi ambienta «la storia di una coscienza tormentata», quella del dottor Pereira, rendendo il suo capolavoro, anzitutto, uno straordinario romanzo esistenziale.
A interrompere l’ordinaria quotidianità di un uomo vedovo, scandita dal pensiero della morte e dell’aldilà, sono Monteiro Rossi, giovane neolaureato che Pereira ha incontrato per un equivoco, e la sua fidanzata Marta: entrambi lo porteranno a mettere in discussione la vita vissuta fino a quel momento. Fra loro tre ha luogo un duplice processo di adozione: Pereira li adotta sostenendoli economicamente, dimostrando una partecipazione affettiva nei loro confronti destinata ad accrescere di pagina in pagina; i due ragazzi, invece, provano affetto per lui, e questo si percepisce dalla stima e dell’attrazione che dimostrano all’anziano giornalista, ritenuto da entrambi un punto di riferimento.
L’opera di Tabucchi, inoltre, si può considerare altresì come un romanzo di formazione, dove, a differenza di quanto avviene normalmente nel bildungsroman, non sono i giovani a maturare grazie all’influenza di un uomo adulto, ma è Pereira ad essere ispirato da loro.
La giovinezza e la vitalità di entrambi sono destinate ad influenzarlo fino a provocare una rivoluzione nella sua esistenza: egli, da conformista e da appassionato di cultura vissuta come distante dalla realtà sociale e politica del suo tempo, trova la forza di ribellarsi al salazarismo, dopo aver subito pesanti violenze dalla polizia politica, responsabile della morte di Monteiro.
Pereira, non appena la morte irrompe nella sua vita, si ribella scrivendo un articolo di denuncia sull’assassinio di Monteiro, e dopo essersi sincerato di non incorrere nella censura, fugge con un passaporto francese.
Qui non si vuole certo offrire il riassunto di un’opera meritevole d’essere letta integralmente, i cui dettagli la rendono ancor più significativa rispetto a quanto detto. Lo spirito di queste righe è sottolineare che il senso della vita non risiede nella morte, ma in un collettivo impegno teso a salvarsi da lei, e non esiste età che ci impedisca di provare a farlo.
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