(O) Gli odiatori in rete stanno facendo danni… Possibile che abbiano spinto fino al suicidio la povera ristoratrice di S. Angelo Lodigiano? E che si accaniscano su Berrettini e Melissa Satta, accusando lei di essere causa degli infortuni di lui?
(S) Temo non sia solo colpa loro, di una misera percentuale di professionisti del disprezzo. La faccenda è più complessa, come abbiamo cercato di chiarire, parlando dell’intelligenza artificiale. Il fatto è che tutte queste novità sono un moltiplicatore di una tendenza antica: quella di farsi giustizia da sé, cominciando dal giudizio sulle persone. Un tempo era la maldicenza del vicinato, che correva di bocca in bocca, oggi corre sul filo d’internet. Ancora una volta non si dà credito al Vangelo, quando ammonisce di non strappare la zizzania, prima che venga la mietitura, per non sradicare anche il buon grano.
(C) L’invidia sociale è un fenomeno sempre esistito; talvolta trovava sfogo nell’attesa della rivoluzione, talvolta nel millenarismo; questo però è più antipatico, mira diretto alla persona, che può rivelarsi anche incapace di sostenere una critica pubblica. Inoltre, l’effetto sulla società, può essere più dannoso della divisione in classi sociali e in partiti politici, perché contribuisce alla sfiducia e quindi alla frammentazione.
(O) Ci sono rimedi? I nostri vecchi dicevano. Il buon esempio, ma oggi è difficile, solo le cattive notizie ottengono ascolto. Faccio i conti con me stesso, quando leggo il giornale indugio sulle guerre e i disastri e sorvolo invece sulla parte che il maggior quotidiano, quasi provocatoriamente, chiama “Buone Notizie”.
(C) Ovvio, ci interessano di più le minacce, ma qualcosa bisogna fare, nell’ambito dell’educazione, sin qui so di dire una cosa scontata, ma per avere dei giudizi comuni nella società, il compito delle istituzioni politiche è fondamentale. La visita di La Russa al binario 21 con Segre vale più di tante parole. Il giudizio è corroborato dalla memoria collettiva, a sua volta nutrita da tanti elementi: penso alla serie televisiva tratta da “la Storia” di Elsa Morante (anche se l’audience è di poco superiore a quella del “Grande Fratello”) o a tanti piccoli segni: i monumenti, i convegni, le commemorazioni e da ultimo le intitolazioni di vie e di luoghi pubblici. Di queste voglio segnalare due recentissime: il vicolo presso la chiesa di s. Antonio alla Motta ad Angelo Monti, il ‘monello’, generoso sindaco di Varese in uno dei momenti più difficili del Comune e a Giuseppe Zamberletti la strada d’accesso alla sede della Protezione Civile.
(S) Se quest’ultima è particolarmente adatta, nonostante il luogo decentrato, voglio esprimere apprezzamento per la scelta dedicata ad Angelo Monti: un riconoscimento apparentemente modesto, ma del tutto consono all’indole del personaggio, alle caratteristiche delle sue virtù civili, sociali e cristiane, tra cui spicca l’umiltà, nel senso dell’emblema di s. Carlo, HUMILITAS, essere terra-terra, con-creto, quindi capace di dialogare con tutti e con ciascuno, di aderire alla situazione, evitando sia utopie, sia disillusioni e rancori.
(C) Un simpatico ricordo di Monti era la sua voce franca, forte, stentorea, ma i contenuti erano sempre improntati al dialogo e alla comprensione dell’altro. Leggo dalla prolusione del card. Pizzaballa alla Cattolica di Roma che egli ritiene che “un linguaggio violento, aggressivo, carico di odio e di disprezzo, di rifiuto di rifiuto e di esclusione non è un elemento accessorio di questa guerra, ma è anzi uno degli strumenti principali di questa e troppe altre guerre”. E se il linguaggio è capace di coltivare la guerra, come non riconoscergli la capacità di creare antagonismo, disprezzo e odio in realtà quotidiane, molto più fragili e vulnerabili?
(O) Allora VIE NUOVE anche a Varese, per metodo e linguaggio. Il rispetto di Monti, la concretezza operativa di Zamberletti. Sono virtù che mancano da troppi anni e non mi riferisco solo all’ambito politico. Se non è infondato il timore che le prossime elezioni aumentino le occasioni di discordia, come già stanno facendo persino all’interno delle coalizioni politiche, è proprio un sogno sperare che invece tutto il resto della società impari da queste tristi esperienze un linguaggio di rispetto e di collaborazione?
(O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi (C) Costante
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