Una povera donna, suicida nel Lambro, cosa merita? Pietà, compassione, misericordia. Invece la raggiunge lo spietato cinismo dei social. Dopo la tragedia, oltre che prima. Anziché posare il sentimento sulla debolezza umana, lo s’instivala nello scarpone che tira sassi, dove càpita càpita. Questo è un mondo civile? Non lo è. Vicenda arcinota. La ristoratrice fa conoscere un episodio di razzismo nella sua pizzeria, riceve perfino l’elogio d’una ministra, poi vien messo in dubbio il racconto e l’ondata di bontà si volge in vento d’odio. E sì, odio. Purtroppo trattasi della parola giusta. Pur se le si preferisce lo squallido inglesismo shitstorm.
Chi denuncia la presunta fake sostiene d’esservi costretto dal sonno dei media. Tocca ad essi cercare la verità, è la rampogna. Se non lo fanno, intervengono i Giustizieri della rete, così chiamati in un libro da Jon Ronson, giornalista/sceneggiatore britannico. Avanti dunque senza retropensieri di prudenza, e cosa sarà mai una denunzia in più nel tastierismo d’assalto che ne produce a grappoli ogni giorno? Anzi, si rivendica il diritto al cosiddetto debunking, disvelamento. Se poi -talvolta e ben oltre il caso del Lambro- reca più ferite individuali che salute collettiva? Ma no, cosa vi passa per la mente: racconto della vita vera, null’altro. Ma la vita vera non è ‘sta roba che circola nel nulla (nella realtà spesso distorta) della rete, causando la rovina dei fragili. Vittime o di sé stessi o degl’ignari del possibile/involontario prestarsi di talune derive al fenomeno cyberbullista. Cui non sono estranei vanagloria, ipocrisia, invidia.
Inutile dibattere su nuovi e vecchi media. Utile riflettere sul mai nuovo e sempre vecchio legno umano. Le venature si diversificano, la materia resta eguale. Bisognerebbe proteggerne il pregio di fondo anziché evidenziarne i difetti di ramificazione, crescita, eccetera. Internet è strumento prezioso, se usato col fine giusto. Strumento dannoso, quando utilizzato con diverso proposito. E può accadere che la gogna, certo a sua insaputa, trabocchi dal vaso: il socialicidio.
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