L’aereo che vola da solo esiste già. Di fatto lo sono tutti i liner moderni, in grado di effettuare ad esempio in automatico procedure complete di atterraggio, dall’avvicinamento, all’aggancio dell’Ils, al touchdown e alla frenata in pista dopo la decelerazione. Ma quando questo accade c’è sempre l’umano a supervisionare in cabina. Quanto è capitato lo scorso dicembre in California, utilizzando un Cessna Caravan, è stato invece un esperimento con i posti di pilotaggio vuoti: l’operatore agiva da remoto. Anche in questo caso la novità non c’è, in assoluto: già sul fronte militare, ormai da anni i droni sono condotti da centrali a distanza. Ma in questo caso l’esperimento va inteso con una valenza “future”: non sembra lontano il giorno in cui un volo di linea possa essere condotto senza il “manovratore” a bordo, un po’ come accade in certi convogli della metropolitana senza macchinista. Un logico passaggio è quello di passare, prima, attraverso la verifica dei di voli per il trasporto merci.
Non a caso il test, durato complessivamente 12 minuti, partendo dall’aeroporto Hollister (Nord della California), ha riguardato un velivolo quale il Caravan che è noto per essere una sorta di “mulo” dei cieli: missioni umanitarie o per il trasporto di merci su scala regionale sono la base del suo impiego, che peraltro riguarda pure l’addestramento al pilotaggio e i voli turistici. Nel mondo ne esistono 900, la sola FedEx ne impiega ben 200 dal 1985 per i suoi servizi. Il “Cessnone”, solido, grosso e robusto, è stato condotto da Reliable Robotics,, che dal 2019 lavora a un sistema di volo semi-automatico in cui l’aereo è controllato a distanza da un pilota. La società sta ora rapportandosi con la Federal Aviation Administration per ottenere la certificazione: serviranno un paio di anni per completare il processo.
Come racconta il sito della CNN, l’operatore remoto – un vero pilota che deve essere certificato per pilotare proprio come se fosse seduto in cabina – invia comandi all’aereo tramite segnali satellitari criptati. Ma non pilota l’aereo in tempo reale né riceve alcun feedback visivo dall’aereo stesso. L’interfaccia utilizzata è più simile a quella dei controllori del traffico aereo che a quella dei piloti di droni. “Non si tratta di un videogioco – afferma Robert Rose, amministratore delegato di Reliable Robotics –. Non c’è un joystick e non si ha la possibilità di pilotare l’aereo a distanza. Il modo in cui si controlla l’aereo è basato essenzialmente su un menu di opzioni: si può pensare che sia una sorta di “scegli la tua avventura”, in base a dove si trova l’aereo: alcuni pulsanti permettono al pilota di reindirizzare eventualmente il velivolo da un’altra parte”. Non è comunque una sfida semplice: “Non lo è perché si vola ad altitudini inferiori e in condizioni meteorologiche più avverse rispetto a molti aerei di grandi dimensioni. Per questo motivo, operare è molto più pericoloso: l’automazione contribuirà a migliorare la sicurezza”.
Ogni comando inviato al velivolo comprende tutte le istruzioni necessarie per l’atterraggio, in modo che l’aereo sappia sempre cosa fare anche in caso di perdita delle comunicazioni. “Sì, l’aereo è autonomo – aggiunge Rose –. Se gli si dice di non fare nient’altro, o se si perdono i contatti, farà l’ultima cosa che gli è stata comunicata: non ha alcun controllo umano diretto, questa è l’applicazione del concetto di autonomia”.
Rispetto a un autopilota tradizionale, il sistema di Reliable Robotics è in grado di eseguire tutte le fasi di un volo, compreso il movimento in allontanamento del gate verso la pista, nonché il decollo e l’atterraggio. “Ma per quanto riguarda il rapporto con gli altri velivoli e con i controllori del traffico aereo, tutto funziona come in qualsiasi altro aereo: l’operatore remoto risponderà alle chiamate radio e gestirà le comunicazioni vocali in modo tale che sia impossibile dire che non sia a bordo. Una volta che il sistema sarà disponibile in commercio, entreranno in vigore altre misure di sicurezza: tra queste una smart card che sarà necessaria per operare su tutti i tipi di aereo. Inoltre, i piloti lavoreranno da un centro di controllo dove altre persone li sorveglieranno”.
Vi porrete a questo punto una domanda semplice: perché fare questo tipo di scelta? Risposta: per ragioni di sicurezza e per compensare le carenze dei piloti. “Quest’ultimo problema – riprende l’amministratore delegato – sta mettendo sotto pressione le operazioni con i velivoli più piccoli: gli aerei più grandi stanno infatti richiedendo un sempre maggior numero di comandanti e di primi ufficiali. Noi vediamo il pilotaggio remoto come un modo per risolvere il problema. Le compagnie saranno poi in grado di snellire le loro operazioni perché non saranno più necessari gli scali, in quanto i piloti potranno lavorare da un’unica postazione”. Quanto alla sicurezza, invece, il sistema eviterà i tipi più comuni di incidenti legati all’errore umano, come le collisioni involontarie con il terreno e la perdita del controllo in volo: con il metodo di Reliable Robotics si può prevenire, effettuando un controllo incrociato tra un database di terreni e ostacoli e la rotta programmata.
Che il futuro dell’aviazione sia “unmanned” per i jet militari che arriveranno, pare scontato. Reliable Robotics sta anche lavorando, sempre nel comparto della Difesa, a test per l’Usaf su un esemplare di KC-135 Stratotanker, in pratica i vecchi Boeing 707 trasformati in aerei per il rifornimento in volo dei caccia: in una forchetta temporale tra i cinque e i dieci anni l’azienda conta anche di allargare il tiro a test su velivoli cargo a reazione. Il comparto civile è però la vera frontiera che segnerà la grande svolta, posto che si sta già parlando di droni e di aerotaxi senza pilota e che in Cina la società EHang è stata la prima a ottenere la certificazione per fare volare un velivolo UAV che trasporta passeggeri (sono state necessarie 40 mila ore di prova). Quindi le prossime generazioni di passeggeri continueranno sì a sentire il classico “benvenuti a bordo” dopo l’imbarco, ma la voce del comandante non arriverà dalla cabina dell’aereo, bensì da un centro di controllo. E forse, in un giorno ancora più lontano, sarà quella di un robot governato dall’intelligenza artificiale.
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