“Virtuose relazioni varesine”, così recita il sottotitolo di un nuovo percorso espositivo al Castello di Masnago: legni, acqueforti, lastre, oli, collage, libri d’artista, cartoline, opere polimateriche, cartelle d’artista che hanno in Piero Chiara un elemento di congiunzione, insieme al territorio che ha accomunati, adottandoli, i milanesi Baj e Tavernari e Guttuso il siciliano.
La mostra rivela piacevoli sorprese dipanandosi nelle stanze dell’ala quattrocentesca del Castello – il fulcro è la Sala degli Svaghi – con opere di proprietà dell’Ente e opere in prestito, con l’intento conclamato di valorizzare il patrimonio del Comune di Varese.
Nel cortile d’ingresso l’imponente totem di Tavernari, il milanese transfuga per amore; dello scultore sono presenti in mostra pezzi che raccontano il percorso compiuto: dalle prime opere d’inizio Novecento in cui usa il linguaggio futurista sino ad approdare, attraverso le maternità e i soggetti sacri, al realismo divenuto cifra del suo operare. Notevole la lastra dai colori soffusi che racconta luce e cielo – i cieli sono per lo scultore “un avvenimento fondamentale”… nella sua aspirazione… cristiana… vogliono essere teatro del dolore; ma essi incantano per sé stessi – così come il corpo disteso esageratamente solido e leggiadro nel contempo.
Tra i lavori di Guttuso – di Bagheria – un olio ne svela il duplice aspetto di appartenenza geografico: nel soggetto – è una natura morta con caffettiera, tazze e oggetti del lavoro – prevale il lato varesino, nei colori, solari e vitali il lato siciliano; dell’artista sono esposte opere note, strabordanti di corporeità e sguaiate nei soggetti, violente e immediate nei colori sgargianti.
Di Baj – l’altro autore di Milano ma anche di Ascona, Albisola, Sydney, Chicago, Vergiate – è il sommergibile con gli occhi che sostituisce gli oblò in un mare popolato di esseri inesistenti, da sempre esposto nel salone delle conferenze. Fantasioso anti-tradizionale, irriverente ironico provocatorio: i suoi lavori sono un’immersione nel mondo dell’immaginario fantastico: il primitivismo e la cultura africana sono stati ispiratori delle opere realizzate negli anni Novanta che appartengono al ciclo delle maschere tribali dei totem dei ritratti picassiani di dame. La creatività di Baj trae ispirazione dai collage cubisti che esprime con volontà ludica unita alle riflessioni filosofiche e al forte impegno civile nel realizzare soggetti come i Generali, che oltre a maschere e Totem, testimoniano la cifra dell’autore, un mix di umorismo di ironia, di kitsch, di adesione alla patafisica – di irriverente fanciullismo.
E lo spirito dell’infanzia di Baj nulla ha a che vedere col fanciullino di Pascoli, per il quale c’è il perdurare nell’adulto del lato angelico, innocente, puro dell’infanzia incontaminata, fusa con la natura: è il monello dispettoso, che dice le parolacce e aspetta il rimprovero, contento di avere sfidato il mondo degli adulti, è il bambino che salta nelle pozzanghere e trova divertente schizzare e sporcare.
Baj è il pata-pittore seguace della patafisica che si oppone alla razionalità cartesiana e trasforma il ‘‘Cogito in Imago ergo sum’; e materializza in opere ricche di medaglie, lustrini, coccarde, paccottiglie assemblate con ironia in un gioco che diventa sommatoria armoniosa nella disarmonia degli elementi fattoriali. Ricco il repertorio di opere in mostra, opere irriverenti, ironiche, paradossali che propongono l’energia in un clima avanguardista come strumento per superare ogni difficoltà con la fantasia.
Baj, Guttuso, Tavernari. Virtuose relazioni varesine Castello di Masnago Varese Fino al 20/10/2024
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