A proposito di piano urbano del traffico di Varese, la prima emergenza da affrontare e risolvere è il traffico veicolare circolante eccessivo e dannoso. Traffico specie di auto private che trasmette inquinamento nelle strade cittadine.
La mobilità all’interno della città va costruita limitando le auto private e rafforzando il trasporto pubblico. La motivazione di tale impostazione deve trovarsi non solo nella necessità tutta comunale di provvedere all’ordine urbano ma, soprattutto, nel fatto che i cittadini a causa dell’inquinamento atmosferico si ammalano anche gravemente a partire dalla tenera età (una indagine ASL mai ripetuta individuava l’inquinamento acustico indotto dal traffico veicolare all’interno delle scuole e degli asili della città come violatorio dei parametri di legge).
Questo deve essere un principio fondamentale. Ricordo in proposito i contenuti del settimo rapporto elaborato dal Centro comune di ricerca della Commissione europea (JRC) che ha sede ad Ispra e che dal 2006, grazie ad una convenzione con la Regione Lombardia studia lo smog e le possibili strategie per combattere l’inquinamento. Rapporto che consegnato ad ottobre è stato pubblicato soltanto grazie all’iniziativa dei Genitori antismog sul proprio sito Internet (www.genitoriantismog.it).
È opportuno che il Comune di Varese:
1) promuova ed effettui un incontro con i responsabili della Commissione europea per conoscere nel dettaglio l’oggetto di indagine e chiedere quali iniziative sia necessario adottare soprattutto per difendere il diritto di ciascuno al mantenimento della propria buona salute;
2) faccia predisporre (a seguito dell’incontro di cui al precedente punto uno) un piano per tutelare in provincia di Varese la qualità della vita di abitanti ed operatori e per ridurre l’utilizzazione dei veicoli più inquinanti.
Dopo tre anni di ricerche, gli scienziati della Commissione hanno messo infatti in relazione smog e salute. Per la prima volta in assoluto, almeno in Lombardia, i rischi per i cittadini non vengono definiti soltanto in base alla quantità di polveri sottili nell’aria ma anche in base alle sostanze che le compongono. “L’analisi del rischio indica che nitrati e carbonio organico a questi livelli possono causare effetti avversi sulla salute e dovrebbero essere messe a punto strategie di abbattimento di queste pericolose sostanze”. Ancora: ” I composti cancerogeni del pm10 in Lombardia provocano un rischio di cancro appena inferiore al rischio medio provocato dall’inquinamento negli Stati Uniti (inclusi tutti gli altri gas tossici e non solo il Pm) “.
L’indagine epidemiologica si basa sull’analisi delle fonti del pm10 in Lombardia. Prima causa i trasporti su strada che producono circa il 30% di tutte le polveri nell’aria con le emissioni dei tubi di scappamento e un altro 17% risollevando particelle depositate sull’asfalto.
La seconda maggior fonte di emissione(9,5%) è la legna bruciata nei camini e nelle stufe (su questo i divieti regionali sono scattati nel 2007). L’ipotesi: aumentare dell’80% l’efficacia del divieto per la legna e passare per il 90% delle auto e dei furgoni diesel all’Euro cinque. In questo scenario si risparmierebbero 3-7 mila morti premature all’anno. E i trentenni lombardi avrebbero una speranza di vita più lunga di 3-16 mesi.
Deve essere tutelata in primo luogo la qualità della vita delle persone che abitano e operano nel territorio comunale.
Ripeto ancora: il traffico privato con l’automobile va limitato; mezzi di locomozione differenti e il traffico pubblico vanno rafforzati. Apprezzo il fatto che l’assessorato alla Urbanistica del Comune di Varese abbia fatto degli evidenti passi in avanti, al fine di rendere più sostenibile la mobilità cittadina. Apprezzo anche che si parli di allargamento della zona pedonale e che vi sia uno studio riguardo alla mobilità ciclabile.
Non posso però non notare (e chiaramente contesto), il fatto che il disegno che fuoriesce dal piano comunale,sia finalizzato non a ridurre e limitare la mobilità autoveicolare cittadina privata, bensì a renderla più fluida come anche il fatto si proceda molto timidamente all’allargamento della zona pedonale.
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