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Editoriale

COLPI

MASSIMO LODI - 12/01/2024

meloniUn colpo al cerchio, uno alla botte. Meloni comincia il ’24 in stile ’23: sguardo alla concorrenza di Salvini a destra, occhio al moderatismo di centro. Paradosso vuole quanto segue: deve far guizzi da estremista in patria per contare di più nell’establishment estero. Ovvero, parlando d’elezioni europee: vincere lo sprint populistico interno e poi mettersi al tavolo delle trattative di Bruxelles da leader conservatrice. Non c’è dubbio che l’avversario da battere sia Salvini (che ha così paura di perdere da non scendere personalmente in campo), e dunque con argomentazioni a lui care. Verrà poi il tempo di ribaltare la propaganda traducendola in realismo: se si vuol pesare nella futura Commissione Eu, bisogna stringere accordi con chi ha i numeri. E i numeri li avranno tedeschi e francesi, certo non inclini a derive ungheresi/polacche.

Un colpo al cerchio, uno alla botte. Pur sapendo di dover dialogare con Scholz e Macron per non subire l’emarginazione continentale (cioè finanziaria), Meloni si adopera a de-radicalizzare i radicalismi, primo fra tutti quello della Le Pen. Le gioverebbe presentarsi alle trattative post-9 giugno col sostegno d’un buon gruzzolo di suffragi tradizionalisti, persuadendo i destri-destri ad esserlo un po’ meno. Acrobazia spericolata, che però la nostra premier giudica possibile, cercando di convivere fra entente salviniana e mondo Von der Leyen.

Un colpo al cerchio, uno alla botte. Meloni mena fendenti al Pd, però sceglie il Pd come avversario da affrontare in un faccia a faccia televisivo. Non i Cinquestelle, in realtà più pericolosi perché populisti come una quota dell’elettorato di Giorgia. Dunque ben venga la sfida con Schlein, l’importante è tenere sullo sfondo Conte. Fra l’altro legittimare come interlocutrice la segretaria Dem significa indebolire le correnti interne che l’avversano, portatrici di maggiori insidie qualora riuscissero a scalzare l’attuale titolare del Nazareno.

Un colpo al cerchio, uno alla botte. Meloni conosce le scaltrezze della politica. Si presenta al modo della piccola fiammiferaia cui è capitata la fortuna d’accendere un falò d’entusiasmo, ma le cose non stanno così. L’underdog ha costruito con talento/tenacia una carriera solida di navigatrice dentro il partito e dentro le istituzioni, e lo dimostra l’astuzia che sinora ha comunque fatto aggio sugli scivoloni. Specialmente dei sodali da cui è circondata: una squadra non all’altezza della capitana, peraltro responsabile della scelta.

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