Mentre il mondo si riunisce per realizzare la transizione ecologica e il conclave è presieduto dal sultano degli Emirati Arabi, che sul petrolio fa soldi a palate, noi ci limitiamo a censurare questo comportamento evidentemente indegno. Ma siamo sicuri di poterci sgravare la coscienza solo con una reprimenda verso il comportamento del sultano?
Stiamo meglio degli altri: dobbiamo essere i primi a contribuire a salvare tutti dal disastro che si avvicina. Non c’è nessuna gara da vincere. Ci sono in effetti sistemi politici diversi, che hanno ciascuno meriti e problemi: possiamo imparare qualcosa dagli altri senza rinunciare a noi stessi, ma mantenendo il diritto di pace come bussola fondamentale?
Ci sono cinque miliardi di persone che vivono nella miseria e ambiscono ad avere condizioni materiali migliori. Temo che la parola libertà venga usata per coprire ipocrisie e privilegi e fare i propri interessi, ciascuno in un ambito che confligge col resto del mondo.
Non è questa la eredità che ci viene dal passato, dalla lezione tremenda delle guerre mondiali e tantomeno da un leader non solo religioso, ma politico e spirituale come Francesco.
Con l’avvicinarsi del Natale dobbiamo chiederci quanto costi in esseri umani uccisi, famiglie distrutte dal dolore, città devastate, mine che continueranno a uccidere per anni il proseguire dei conflitti nel mondo: in particolare in Ucraina e a Gaza.
E dobbiamo altresì chiederci se c’è solo disperazione negli argentini che eleggono Javier Milei, il “loco”, oppure siamo di fronte ad un arretramento irreversibile delle democrazie come le abbiamo conosciute.
Siamo contemporaneamente di fronte a possibili disastri ecologici, ad una guerra mondiale sempre più alle porte e alla minaccia nucleare non rimossa.
L’incapacità strutturale dei gruppi sociali dominanti, anche in Occidente, di risolvere i problemi che stanno facendo precipitare il futuro della vita sulla Terra rischia di tollerare un progetto di sterminio senza limiti, gettando così il mondo in un oceano di odio per i prossimi decenni.
Gli unici che sembrano soddisfatti dell’attuale scenario mondiale sono le potenze dei combustibili fossili, i produttori di armi, gli avventurieri dell’intelligenza artificiale. Credo che questo periodo, così caro a gran parte dell’umanità, ci debba portare a riflettere su questo e a non sottovalutare la relativa passività della società civile di oggi.
Nonostante i suoi grandi limiti e le sue debolezze, l’ONU si è confermata un prezioso alleato nel suo ruolo di difensore di ultima istanza dei principi di una umanità che convive con la natura su un pianeta che ci ha consegnato il bene della vita. Può sicuramente contribuire, se ne viene sostenuta l’ispirazione e il potere istituzionale che le andrebbe riconosciuto, a mantenere aperti spazi di azione che altrimenti sarebbero preclusi. Penso in particolare al suo sostegno ai principi della cooperazione in difesa dei diritti universali e dei beni pubblici globali.
Usiamo questa pausa di riflessione per valutare i nostri punti di forza e le nostre risorse, al fine di rafforzare la nostra capacità di mobilitare i cittadini, in linea con una insistita predicazione della Laudato Sì che non può certo cadere nell’indifferenza.
Buon Natale davvero e felice anno nuovo!
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