Gesù a Natale non fa nulla. Sorride. È quello che fa un neonato. Eppure è lui – il festeggiato (per di più dimenticato) che ha pensato a un “presente” per te.
È un dono fatto per essere passato da te ad altri: come dialogo a chi vive accanto, come grazie a chi ti sopporta, come condivisione all’amico, come attenzione al collega, come buon esempio ai bambini, come premura per gli anziani, come perdono al nemico, come tolleranza all’avversario, come comprensione a tutti, come apprezzamento a te stesso.
Il sorriso del Dio bambino ti dà un “presente” che diventa tenerezza per il passato e speranza per il futuro. Madre Teresa rifletteva: Natale è ogni volta che sorridi a qualcuno e gli tendi la mano, rimani in silenzio per ascoltare, giri la schiena ai giudizi e dai spazio ai fatti, speri e lotti con chi fa fatica, riconosci con umiltà i tuoi limiti e difetti, e permetti a Dio di amare qualcuno attraverso te.
C’è chi questo stile di Gesù l’ha fatto diventare vita, come Nicola. Saputo che un padre voleva far prostituire le figlie perché caduto in fallimento, di nascosto, fece trovare tre sacchetti di monete d’oro sulla finestra delle ragazze, perché potessero costruirsi una vita liberata.
Nicola, Vescovo della città, aveva salvato le tre ragazze trasformando il Natale di Gesù in un impegno concreto che faceva “venire alla luce”. Per il suo grande cuore fu ritenuto santo, “San Nicolaus” e poi divenne famoso nel mondo con una poesia di Moore dove diventò per la sua generosità “Santa Claus”, Babbo Natale.
Questo suo valore, insieme alla barba bianca, fu preso per la campagna pubblicitaria natalizia, ma lo scomodo mantello di velluto rosso del Vescovo fu accorciato in giacca, il cappello a punta (la mitria) venne rammollito e ci fu attaccato un pon pon, infine al posto della veste erano più comodi i pantaloni. Restava il gesto del dono (un “sacco” di generosità) ma che l’avesse ispirato la nascita di Gesù non c’era traccia. Il Natale è stato scippato a Gesù! E ritorna indietro ridotto a auguri sdolcinati.
Caro Gesù, non c’è posto per te, il mondo è freddo, buio. Una stalla, insomma. Ma, a pensarci bene, è proprio come a Betlemme: la stalla, la puzza, gli animali, il buio, il freddo… Allora puoi nascere ancora, anche qui! Ci basta anche solo che tu nasca perché l’uomo impari a essere più umano. Questo è il “presente” di cui abbiamo bisogno. [164-dE]
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