Qualcuno ricorderà il film Philadelphia uscito nel 1993, struggente storia/simbolo dell’infezione da HIV e dell’impatto della malattia nella società americana. In realtà la scoperta del virus e della sua capacità di produrre la malattia nota come Aids risale al 1981.
Di anni da allora ne sono passati davvero parecchi ma ancora oggi dobbiamo alzare l’attenzione sulla patologia che, stando ai dati, vive una sua recrudescenza legata alla superficialità umana e a una scarsissima memoria storica.
Queste righe quindi per ricordare che l’HIV è un virus ad rna con la specifica caratteristica (grazie ad un enzima che si chiama trascrittasi inversa) di trasformare il proprio patrimonio genetico in DNA ed inserirlo in quello appartenente alla cellula ospite dirigendo la produzione di nuove particelle virali.
Chi viene in contatto con il virus diventa sieropositivo all’HIV e da questo momento a sua volta può infettare. A peggiorare la situazione vi è il cosiddetto periodo finestra nel quale non vi è ancora la positività del test ma già si diventa trasmettitori del virus.
Una volta infetti è possibile vivere per anni senza sintomi fino alla manifestazione della vera e propria malattia. Quindi solo il test permette di evidenziare il contagio avvenuto.
Le principali cellule bersaglio del virus sono quelle del nostro sistema immunitario di difesa l’infezione pertanto provoca un progressivo indebolimento delle nostre difese aumentando il rischio di insorgenza di tumori ed infezioni da virus,batteri,protozoi e funghi.
Clinicamente pertanto la malattia incomincia ad emergere con infezioni opportunistiche di agenti patogeni che raramente infettano i soggetti sani come Toxoplasma gondii, mycobacterium tuberculosis, herpes o candida o tumori come linfomi, va dell’intero sarcoma di Kaposi.
Le vie di trasmissioni del virus sono tre: ematica, materno fetale e sessuale. L’ematica e’ legata soprattutto alle trasfusioni ma dal 1990 sono partiti controlli scrupolosi che hanno eliminato il rischio. Altro meccanismo condivisione di aghi infetti ( droga, agopuntura, tatuaggi piercing) quindi indispensabile uso di di aghi sterili monouso.
Di circa il 20% è invece il rischio che una madre infetta (durante gravidanza, parto od allattamento) trasmetta al proprio figlio il virus sceso oggi al 2% utilizzando farmaci protettivi. Quindi coppie che intendono avere dei figli bene farebbero a fare i test sierologici preventivi.
La modalità di gran lunga più diffusa di trasmissione è comunque quella sessuale etero od omo non protetti dal preservativo. Il contatto avviene tra i liquidi delle mucose (anche se queste ultime sono apparentemente integre). Questo tipo di contatto in realtà oltre ad Hiv consente di veicolare oltre 30 tipi di infezioni. Quindi sono i comportamenti più che le categorie di persone ad aumentare i rischi.
Sapere di aver contratto l’infezione permette di mettere in atto una terapia che garantisce una aspettativa di vita uguale ad un slegato sano. Fare un test dopo comportamenti a rischio è fondamentale e secondo solo al fatto di usare la prevenzione (preservativo).
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