Autostima. Insegnare ai bambini, ai giovanissimi e alle giovanissime, ad avere autostima.
Non quella che è vanità, smania di successo, che ti porta a sentirti superiore, a deprezzare gli altri. Quella non è autostima. L’arrivismo che, bisogna dirlo, caratterizza tanti aspetti della nostra civiltà occidentale, è un esempio assolutamente negativo. I bambini percepiscono presto quanto i genitori modellino la propria vita sull’apparire, sull’essere considerati per la carriera o per il denaro. E possono crescendo, per emulazione, mirare ad essere qualcuno in virtù di ciò che possiedono, perché solo così saranno considerati. Il possesso: è una parola chiave.
I bambini e i giovanissimi dovrebbero crescere sapendo che possedere non è essere, che niente ci appartiene per sempre e nessuno è quello che ha. Men che meno negli affetti. Questo vale anche per tutti gli adulti.
Il possesso non è l’autostima. Questa nasce dal “conoscere se stessi”. Conosci te stesso, qualcuno ha detto, molti secoli fa.
Insegniamo a guardarsi dentro, a capire le proprie qualità e i propri difetti, a riconoscere anche i limiti delle forze personali. E ad accettare la sconfitta. Una persona non è il proprio successo, e nemmeno la propria sconfitta.
La strada per educare i giovani è lunga e difficile. Anche perché, prima di educare, bisogna essere educati. Perché bisogna anche valorizzare i ragazzi in quello che gli riesce di fare: l’equilibrio da perseguire è tra il non essere schiavi di una meta o di un bene che si vuole e impegnarsi per “raggiungerlo”, non per “possederlo”.
Così, credo, si realizza la vera autostima. Se la si ha, penso che difficilmente, salvo casi patologici, si commettano violenze.
You must be logged in to post a comment Login