È in libreria “L’avventura della famiglia”, opera scritta a quattro mani da Giampaolo e Angela Cottini. Ecco la prefazione del cardinale Angelo Scola.
Definire, come fa il presente volume, la famiglia come una «avventura» può suscitare, a prima vista, reazioni assai disparate. Infatti, per alcuni può far pensare a un cammino vocazionale bello da percorrere; per altri, invece, può apparire un richiamo ingenuo a una istituzione ormai logora, propria delle società occidentali; altri ancora possono sentire il termine «avventura» con la nostalgia di un rischio che non si sentono di assumere. Comunque sia, per chi non rinuncia a interrogarsi sulle ragioni delle cose non può non essere una provocazione: oggi la famiglia è una vera avventura.
Viene in mente la scena classica di certi film western. L’eroe deve per forza spingersi lungo un impervio sentiero obbligato: da una parte il precipizio, dall’altra l’agguato del nemico.
Spesso, nel frangente socioculturale attuale, le famiglie sembrano costrette ad «avventurarsi», come l’eroe del film, in un percorso a prima vista senza vie d’uscita.
Da una parte sono insidiate da una concezione individualista, dove viene negata la valenza effettiva dell’altro da sé. È come se l’altro, il «tu», non fosse dato con l’«io». Esso è considerato qualcosa da utilizzare o scartare, a seconda che serva o meno al proprio tornaconto. Il «tu» non entra nella definizione dell’«io», al massimo ne è un’appendice. L’altro difficilmente può essere sentito come amico o socio, più facilmente è percepito come mezzo utile o come ostacolo.
Dall’altra parte, però, ai nostri giorni, un’eccessiva enfasi emotiva viene posta sul rapporto di coppia. Un’enfasi che riduce il rapporto a un fatto intimistico il cui valore è meramente privato. Ciò nega, di fatto, la dimensione pubblica dell’amore e lo riduce al protrarsi del segreto adolescenziale dei primi innamoramenti. In questo senso, l’esaltazione intimistica della coppia è in linea con la modalità individualistica di concepire sé stessi di fronte alla società. Infatti, la donazione reciproca tende a rifiutare un carattere ufficiale e pubblico.
A questi due elementi se ne aggiunge un terzo. La coppia non viene più sperimentata, positivamente, come il luogo di una vicendevole dedizione responsabile, ma come una sorta di «nascondiglio». La coppia assume la configurazione di una terza realtà (entità) autonoma, oltre i singoli. Come se non fosse necessaria, innanzitutto, la verità di ognuno dei due perché scaturisca la fecondità di un amore. Nella realtà, infatti, esistono un io e un tu, un uomo e una donna, un marito e una moglie, e la verità di ciascuno è la condizione necessaria alla verità dell’altro. L’essere insieme, l’essere una sola carne (una caro), può poggiare solo sulla consistenza personale di ciascuno dei due. C’è un’esaltazione indebita della coppia là dove l’«insieme» diventa un modo per nascondere sé stessi, il proprio bisogno, la propria fragilità e inconsistenza umana, quando l’«insieme» invece di essere una strada per l’oggettivo compimento dei due diventa sentimentalismo riduttivo e ripiegante.
Che cosa rende possibile inoltrarsi, anche con fatica, sulla strada della famiglia? L’appartenenza a un luogo in cui le ragioni concrete per questo cammino siano donate e ridonate ogni giorno come provocazione alla libertà del marito, della moglie e dei figli. Gli autori del presente volume, che offrono percorsi di vita famigliare saldamente ancorati a una precisa esperienza, ci aiutano a capire che la vita della Chiesa, in quanto luogo in cui si riconosce nel Crocifisso Risorto il proprio centro affettivo, è la strada della verità e del compimento della famiglia.
† Card. Angelo Scola
Arcivescovo di Milano
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