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Società

SCUOLA POCO DIGITALE

GIANFRANCO FABI - 01/12/2023

scuolaLa Commissione europea ha dato il via libera alle modifiche richieste dall’Italia per l’attuazione del Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza varato per rilanciare l’economia dopo gli anni tristi del Covid. L’Italia è il Paese che ha ottenuto i maggiori finanziamenti, quasi duecento miliardi, a patto di realizzare gli investimenti necessari a rilanciare l’economia migliorando produttività e competitività.

In base alle ultime revisioni sono previsti maggiori risorse nell’ambito del piano REpowerEu, per sostenere lo sviluppo delle energie rinnovabili, così come per incentivare la transizione digitale delle imprese con lo sviluppo delle tecnologie avanzate. Per quest’ultimo obiettivo il piano rivisto destina il 25,6% della sua dotazione totale.

L’industria italiana, così come quella varesina in particolare, come ha ben spiegato Sandro Frigerio la scorsa settimana, si trova in una fase di rallentamento con segnali di allarme sia sul fronte delle esportazioni che dei consumi interni.

Per contrastare questo andamento lo sviluppo delle competenze digitali appare fondamentale. Ma non si tratta solo di investire in nuovi e più potenti computer, di lasciare spazio all’automazione, di gestire i servizi grazie all’intelligenza artificiale.

Si tratta innanzitutto di programmare un coraggioso programma di formazione che partendo dalle scuole superiori e dall’università, sappia coinvolgere i giovani offrendo loro la capacità di portare lo spirito di innovazione all’interno delle imprese in cui andranno a lavorare. O anche l’opportunità di creare nuove imprese, le cosiddette start up, capaci sviluppare competenze e opportunità.

La strada non è facile. I primi passi del Governo Meloni non sono stati confortanti: è stata infatti decisa la trasformazione in dipartimento di quel ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale che sotto la guida di Vittorio Colao, nell’ambito dell’Esecutivo guidato da Mario Draghi, aveva iniziato a individuare i percorsi per mettere a frutto i fondi europei.

Uno slancio che negli ultimi mesi è apparso decisamente rallentato. In pratica sta proseguendo il suo corso solo il Piano Scuola 4.0, varato nel settembre 2022 dallo stesso Governo Draghi, appena prima dell’improvvida crisi provocata dai Cinque Stelle. Il piano prevede un finanziamento di 2,1 miliardi di euro per la trasformazione di centomila classi in ambienti di apprendimento innovativi con nuove aule “digitali” e “device” digitali a disposizione degli studenti e degli insegnanti.

Gli altri progetti, strettamente collegati, sono invece rimasti a lungo fermi. Si tratta in particolare degli interventi sulla formazione delle competenze degli insegnanti: solo prima dell’estate il ministro Valditara ha varato i decreti attuativi sulla formazione degli insegnanti per la “didattica digitalmente integrata”.

La formazione va molto a rilento, ma dati i tempi stretti per l’attuazione del Pnrr, le scuole si sono trovate con ingenti risorse da spendere con il rischio di disperdere i fondi. In pratica le scuole hanno infatti sviluppato i progetti senza poter contare sulla formazione necessaria per attuarli.

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