L’accusa a Landini è di politicizzare gli scioperi. Mumble mumble, si legge nella nuvoletta della Schlein fumo&fumetto. Vero, non vero? Fattualmente non vero: gli scioperi inscenati di recente avevano temi concreti, obiettivi idem. Obbligare il governo al cambio d’idee e scelte. Futuristicamente vero. Se. Se: 1) le elezioni europee penalizzassero, anziché premiare, la sinistra; se: 2) Pd e Cinquestelle non troveranno la quadra, nello scegliere tra di loro il leader; se: 3) astri nascenti si negheranno all’orizzonte, alla faccia del miracolismo.
Allora, e solo allora, Landini alzerà la mano: ditemi sì, e sono pronto a servirvi. Cioè a federare da leader quel che rimane delle armate baldanzosamente scese dagli aventini della protesta per raccogliere il consenso delle masse. Consenso e masse, due parole/due concetti che nell’attualità sembrano fuggite dal vocabolario della democrazia d’opposizione.
Landini, ovvio, nega tale ipotesi. Però dà l’idea di muoversi al modo di Vendola, stagione 2010-11, che creò le Fabbriche di Nichi, capannoni (figuràti) di partecipazione aperta. Ne impiantò, a memoria, seicento. In chiave antiberlusconiana. Non ebbero memorabile successo, tuttavia servirono a conservare/perpetuare il progetto della federazione. Di un federatore. La sinistra, con anime così diverse e contrapposte, ha bisogno d’un bravo sarto. Prodi, su incarico dei Ds specialmente, lo fu in epoca pre-vendoliana. Capiterà ancora? Nemo propheta. Landini smentisce, ma l’intriga provarci. Del resto, ha maggior credibilità popolare della Schlein, e radici operaie che Conte giammai, neppure nascoste nella “pochette”. Solo Gentiloni potrebbe soffiargli il posto, nel caso in cui si decidesse che d’un profilo opposto (moderateria innanzitutto) ha bisogno la sinistra. Ciò che oggi preferirebbero gli interna corporis del Pd, ma domani non è detto: dipenderà dal verdetto per Strasburgo.
Mutando campo. Con occhio al traguardo delle urne ’24, Salvini riunisce a Firenze la destra destra del Continente. Ma lo bidonano l’olandese Wilders, vincitore estremista nel suo Paese, e la francese Le Pen, che manda il vice. Ci saranno i radicali dell’Fpd austriaca, i belgi di Interesse fiammingo, i tedeschi di Afd. Motto: il popolo ha sempre ragione. Sarà applaudito (da lontano) il ganador argentino Milei, quello della motosega. Una manifestazione col preciso scopo di sfilare voti alla Meloni: l’obiettivo è lontano, però bisogna muoversi per tempo. Le Fabbriche di Matteo non vogliono essere tacciate di calo produttivo rispetto a quelle di Nichi. Oltre a Giorgia, è avvisato pure Landini.
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