Tutti tesi, gli scaramantici non ne vogliono sentir parlare, i pessimisti ammoniscono, gli ottimisti faticano a non debordare: insomma per questo Varese alle ultime due tappe della lunga corsa del campionato e a due passi dal sogno del ritorno alla serie A l’intera città trepida. Succede anche a me e non posso non ricordare i giorni di passione del torneo 1963-1964 che vide la nostra squadra, inaspettata protagonista del campionato di serie B, arrivare alla promozione mettendo nel sacco le grandi favorite.
Quell’annata sportiva fu magica per lo sport varesino: il Varese proveniva dalla serie C e sarebbe approdato nella élite del calcio nazionale, la Pallacanestro Ignis Varese avrebbe vinto il suo secondo scudetto e qualche anno dopo avrebbe dato vita a un ciclo di trionfi ineguagliato.
E la magia ci fu anche per me: chiamato a metà ottobre del ‘63 alla “Prealpina” lasciai la “Provincia” di Como: la città dei miei nonni paterni e il suo sport mi coinvolsero subito nella loro grande avventura.
Arrivarono le grandi vittorie, costruite nel tempo davanti a una platea di tifosi composita: i baskettari potevano sperare nel successo, invece anche i tifosi più scatenati del Varese non immaginavano quello che sarebbe accaduto e la loro attesa per l’esito del campionato in certi momenti fu ancora più sofferta di quella attuale.
Tra le squadre di ieri e di oggi punti di contatto ce ne sono: un organico non di livello elevato, la voglia di lavorare dei giocatori, di credere nella guida tecnica e nella società, l’aver capito l’importanza di essere squadra, di anteporre l’essere gruppo agli egoismi individuali, di accogliere e coltivare la passione dei tifosi.
Fu uno di loro, Guido Fogola, ad aver creato nel torneo ‘63- ‘64 il primo Varese Club. Se guardiamo alla società e alla guida tecnica i biancorossi della prima promozione in A stavano meglio rispetto al team di oggi. Giovanni Borghi, patron dell’Ignis, era ritornato al calcio come consigliere di amministrazione e da finanziatore aveva scelto come direttore tecnico Toni Busini, ex manager del Milan, il quale si era portato come allenatore Ettore Puricelli, grande attaccante di origine sudamericana.
Dal 1962 al 1964 Varese dalla C alla A!! La formula del campionato allora era meno stressante e crudele di quella odierna: non c’erano i play off per completare il gruppetto delle promosse.
Insomma se analizziamo il passato dobbiamo essere ancora più grati agli attuali dirigenti, ai manager, all’allenatore Maran per averci regalato giorni indimenticabili, per avere reso credibili, esemplari, degni di rispetto e addirittura modelli da imitare società e squadra.
Aldilà dell’esito della lunga maratona sportiva resterà solido riferimento nel tempo quello che è stato costruito a Varese nell’ambito calcistico. È una vera pietra miliare non solo della storia sportiva locale.
La mia professione logora, amo da lontano le nostre squadre, non vado più allo stadio e al palasport da parecchi anni. E non guardo più la TV, mi concedo i risultati al televideo a partite finite. E la loro lettura è una sofferenza.
Per Varese-Verona ho aperto le finestre per fare un tuffo “audio” nel passato: i boati dei tifosi per gol dei biancorossi hanno fatto felice anche il mio farmacista, sapeva che avrei acquistato montagne di pillole. A volte mi chiedo quale sia stata la mia credibilità come commentatore, ma dal momento che mi ritrovo nei giovani colleghi che oggi scrivono e parlano dello sport di casa nostra, penso che mi sia sempre arreso alla professionalità. Le licenze che di questi tempi mi sono preso in materia di tifo possono essere in qualche misura preoccupanti, ma non sono un… reato. Del resto c’è un Napoli Club a palazzo di giustizia che dietro l’aplomb delle toghe ben portate nasconde un tifo vulcanico, controaltare di una giustizia amministrata con la tradizionale correttezza.
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