(O) Dopo Indi, ci occupiamo di un’altra tragedia, Giulia?
(C) No, non vorrei. C’è una tale convergenza sulla versione femminicidio=colpevolizzazione maschile, che persino un opinionista autorevole e accettato come Crepet è stato silenziato da RAI NEWS24.
(S) Io almeno una cosa la voglio dire. Ci si meraviglia che con tanti femminicidi questo abbia suscitato attenzione, commozione, indignazione, giuramenti di ‘mai più’ e proposte di materie scolastiche. Le risposte: la giovane età dei ragazzi, la laurea imminente di lei, la fuga misteriosa di lui, poi il dolore dei familiari come un lutto pubblico. Però non posso tacere un giudizio sull’azione dei mezzi di comunicazione. Hanno sfruttato la durata della vicenda, per coltivare la speranza, meglio l’illusione, di un finale felice. Mi ricorda un vecchio film di Wilder: “L’asso nella manica”. In quel caso la dilazione del tempo è creata artificialmente e in modo interessato, per sfruttare commercialmente l’attenzione del pubblico. Nel nostro caso il fattore tempo ha funzionato da lente d’ingrandimento, ci ha consentito di scrutare la banalità del male e ci lascia interrogativi importanti, magari mal risolti, come quelli sul maschilismo e sul patriarcato, su cui ritorneremo.
(C) Il tema convenuto col direttore è invece caduto presto nel dimenticatoio: la proposta apparentemente bizzarra di unificare le città di Busto Arsizio e di Gallarate in un unico ente.
(S) Bizzarra veramente, con l’attenzione portata sull’autonomia.
(C) Mi piace l’dea di riparlarne, per evidenziare che di fronte ai veloci cambiamenti che ci impone la contemporaneità, la risposta giusta non è chiudersi nella nostalgia di un mondo migliore, (vero Conformi?), ma capire lo spunto di novità. In questo caso si tratta di un’idea nemmeno nuova, ne sentivo parlare da ragazzo, alla fine degli anni ’50, si sarebbe chiamata Olonia. I nuovi proponenti guardano in faccia ad una realtà indubitabile: esiste nei fatti una conurbazione, cioè una nuova città, unificata dalla realtà ben oltre i confini comunali, che comprende Gallarate e Busto, ma in sostanza anche i comuni vicini e va oltre la provincia, almeno fino a Legnano.
(O) Mi piace il pensiero avveniristico, tanto che segnalo fenomeni simili, con centro a Saronno, a Monza e nella media Brianza, zona che i sociologhi chiamano la “Città Infinita”. Tutte realtà che faticano a mantenere una propria identità e che rischiano di diventare periferia di Milano. Ma come mantenere autonomia senza scadere nel localismo? Non cercare di servirmi la frittata del ‘glocal’, un’idea buona per gli intellettuali, non per la gente.
(C) La difficoltà esiste, non per niente il Presidente della Provincia si è dichiarato contrario e i principali partiti, per quel poco che hanno ancora di progettualità, hanno glissato. Rilancio non la proposta, ma la domanda, come ho già fatto per Varese: in un contesto già fortemente industrializzato e in fase di veloce terziarizzazione come il nostro, non c’è più la contrapposizione città/campagna e nemmeno provincia/metropoli, ma una profonda integrazione, che può diventare gerarchica in modo stringente, facendo diventare periferia luoghi che avevano una propria fisionomia, oppure, se gestita in modo migliore, creare condizioni di vita e di lavoro ricche di nuove opportunità per tutti i ceti. Ho già segnalato che questo è il dilemma per Varese, città più libera, ma più fragile per la maggior distanza da Milano, che per salvare la propria identità storica deve darsi una dimensione, direi un destino, contemporaneamente di specificità e d’integrazione, sia con la Lombardia, sia con il Ticino.
(S) Interessante, ma non temi che questa supercity strozzerebbe sia Varese, sia l’ente Provincia, se mai sopravviverà? Non sento discutere di queste prospettive, né qui né altrove. Anche delle principali città della Lombardia, sento parlare solo di candidature alle europee o a sindaco. Interessa solo chi viene e chi va? Non mi sembra nemmeno il modo giusto per vincere le elezioni.
(C) Mhm. Non è sbagliato il richiamo alle elezioni europee. Di questo livello dei problemi dovrebbero occuparsi proprio i deputati europei, più liberi rispetto ai condizionamenti di collegi elettorali, troppo piccoli per non essere autoreferenziali. Lanciamo anche questo sasso, vediamo chi se ne accorge.
(O) Onirio Desti (C) Costante (S) Sebastiano Conformi
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