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Opinioni

LIBERI DI EDUCARE

ROBI RONZA - 17/11/2023

scuolaInaugurato nello scorso settembre con un forum sulla libertà d’educazione, Lisander, https://lisandermag.substack.com/ — l’arena telematica per un dialogo su questioni pubbliche di fondo attualmente trascurate dalla politica e dai grandi media (vedi anche Lisander: per non cadere nella trappola, 4 ottobre 2023) — sta superando tutte le previsioni sia per qualità degli interventi che per numero di lettori.

Sulla libertà d’educazione, la prima delle questioni messe a tema, sono finora intervenuti buona parte dei maggiori esperti in materia nonché alcune voci nuove di tutto rispetto.

Si resta sorpresi nel vedere quanto la libertà d’educazione, “un possibile che, finora, non si è mai tradotto in atto” nel nostro Paese raccolga ciononostante consensi tanto ragionevoli e qualificati.

La libertà d’educazione è “un possibile, cioè un dover essere che sarebbe buona cosa ci fosse”, scrive tra gli altri Giuseppe Bertagna, “ma che la politica italiana non ha mai finora ritenuto doveroso concretizzare, a tutti i livelli a cui si riferisce: culturale, istituzionale, ordinamentale, sociale e politico.

Il possibile della politica, per la verità, non è quello dell’ontologia o della pedagogia. È soltanto quello autorizzato dal kratos, dai rapporti di forza e di potere esistenti nel governo dello Stato. Ciò significa, dunque, che, finora, per le ragioni più varie, le forze politiche, sociali ed economiche dominanti che hanno governato il nostro paese non hanno ritenuto di dover ottemperare al principio della libertà di educazione riaffermato sia all’art. 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo statuita dall’Onu nel 1948, sia alle risoluzioni del Parlamento europeo del 1984 e del 2012.”

È davvero impressionante come l’idea che sia compito esclusivo dello Stato educare i cittadini, affermata in Francia da Turgot, ministro di Luigi XVI, già prima della Rivoluzione, e poi sancita dall’Assemblea Nazionale della Rivoluzione nel 1791, si sia imposta nei Paesi di matrice francese. Forse però, più che il luogo comune, oggi la maggior forza che si oppone in Italia al suo superamento è quella che consiste nel peso elettorale degli insegnanti e degli altri dipendenti del ministero della Pubblica Istruzione che per lo più considerano l’intoccabilità del loro status quo come un compenso dei loro bassi salari.

Frattanto in una società sempre più plurima come quella in cui viviamo il quasi-monopolio statale della scuola sta divenendo sempre meno sostenibile. Invece di confrontarsi organicamente per così dire sul mercato dell’istruzione, le varie visioni del mondo si scontrano casualmente all’interno della scuola statale oppure cercano di aprirsi squilibratamente un varco dentro di essa con incursioni dall’esterno come è il caso in questi ultimi anni della cultura LGBT+.

www.robironza.wordpress.com

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