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L'antennato

SBAGLIE-RAI

STER - 17/11/2023

Pino Insegno

Pino Insegno

La trazione sovranista e la pretesa “nuova narrazione” televisiva non stanno portando bene a mamma Rai, che dopo i proclami bellicosi dell’estate urlati ai quattro venti, dopo pochi mesi sta già facendo i conti con una serie di insuccessi e di rese insoddisfacenti di alcune delle trasmissioni che invece avrebbero dovuto segnarne il nuovo corso e progressivo.

L’ultima grana in ordine di tempo porta il nome di Pino Insegno, il noto comico della fu “Premiata Ditta” che, nei disegni della dirigenza Rai, dopo qualche mese di rodaggio alla guida del format “Mercante in fiera” su Raidue, avrebbe dovuto passare a condurre la ‘Formula 1’ di Raiuno, ovvero il quiz “L’Eredità” nel goloso e prestigioso preserale della rete ammiraglia. E invece, l’assordante suo tracollo degli ascolti, accompagnato e in qualche modo – ahinoi -favorito dalle polemiche mai sopite sulle frequentazioni “chigiane” del conduttore, hanno azzoppato così tanto la sua corsa verso l’ambito programma, da costringere i vertici dell’azienda a cambiare il cavallo in corsa. Una cosa praticamente mai vista in precedenza, un dietro front umiliante per entrambe le parti in commedia: la Rai e l’artista giubilato.

Quasi immediata la lettera intestata degli avvocati di Insegno che minacciano di portare in tribunale l’amministratore delegato e i dirigenti vari della Tv di stato in caso di mancato rispetto di un contratto che – a loro dire – prevede nero su bianco il percorso professionale del loro assistito.

Ma gli insuccessi dell’attuale gerenza Rai ormai si sprecano: nell’occhio del ciclone è finito anche il talkshow “Avanti popolo”, condotto dall’ex parlamentare di Forza Italia Nunzia de Girolamo: un caso da manuale del tentativo di trapiantare a forza su una rete da sempre considerata d’area – quale Raitre – un prodotto del tutto differente. Inevitabile la crisi di rigetto. E mentre Fabio Fazio e Bianca Berlinguer dai loro nuovi lidi televisivi continuano a riscuotere consensi e ascolti importanti, la Rai rimane ferma al palo e continua a perdere volti altamente riconoscibili: l’ultimo in ordine di tempo è quello di Corrado Augias, che ha lasciato l’azienda di Stato dopo oltre sessant’anni di vita professionale spesi tutti all’interno delle mura di viale Mazzini. Un nome, il suo, che non smuove certo le masse, ma prestigioso.

Quanto durerà ancora questo stillicidio di risorse e di ascolti? Una cosa pare ormai certa: questa “nuova narrazione” sa tremendamente di “vecchia politica”, quella per cui ‘tanto, paga Pantalone’, cioè noi.

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