La lista invitati è lunga e dettagliata, al pari di quella del 24 giugno 2022. Scorrendo l’elenco ci sono infatti i nomi di chi governa a Varese, in Lombardia e a Roma, le medesime persone che quel giorno di un anno molto abbondante fa presero posto dietro ai microfoni di Palazzo Estense e – in scatti sorridenti passati alla cronaca – a fianco dell’uomo di quel momento: Ross Pelligra.
La differenza sostanziale rispetto al welcome dato alla delegazione australiana è che alla recente chiamata alle armi per la presentazione di un nuovo progetto di riqualificazione dello stadio varesino Franco Ossola le risposte stanno arrivando con il contagocce e alla chetichella: fino all’ultimo il parterre non conoscerà i suoi re… Certe figure, d’altronde, è meglio non farle due volte.
Fuori Pelligra, dentro Aurora. Sì, occorre fare un passo indietro.
A breve distanza dai bollettini che hanno dato conto del (quasi) certo epilogo negativo della trattativa tra la Pallacanestro Varese e il gruppo imprenditoriale australiano – con l’effetto collaterale non solo di svuotare di senso pratico quanto già previsto dai contratti firmati tra le parti (sponsorizzazione, l’unica che non dovrebbe saltare, più entrata nella compagine societaria da parte degli aussie), ma anche di arrestare la messa a terra di una cospicua iniziativa immobiliare (300 milioni di euro il valore, stadio compreso) per il quartiere di Masnago – è arrivata una novella davvero improvvisa e inaspettata.
Il salto è triplo e pure carpiato, perché da Melbourne si atterra a Ferentino, provincia di Frosinone, la città da cui parte l’interessamento al cadente impianto varesino da parte di Antonio Ciuffarella, di professione ingegnere, nonché imprenditore, visto che nel suo cursus honorum ben si coglie la capacità di passare dai rendering all’esecuzione. Suo – con altre imprenditori – il rifacimento dello stadio Benito Stripe di Frosinone, un gioiellino che tanto rassomiglia a un “catino” inglese, portato a termine nel 2017; sua l’iniziativa per arrivare a edificare una cittadella dello sport proprio nel Comune di Ferentino; sue – infine – le recenti mosse che porteranno alla realizzazione di un’arena calcistica anche a Caserta, sfruttando la “Legge Stadi”, il provvedimento che di questi tempi concede una via preferenziale ai privati per la costruzione di strutture sportive, azzerando la necessità di contributi pubblici al patto di rispettare alcune condizioni.
L’intenzione sarebbe quindi di replicare a Varese quanto sta per avvenire in Campania: nelle idee dei preponenti il Franco Ossola diventerebbe un impianto da 12 mila posti, moderno, poli-funzionale e attrezzato dal punto di vista commerciale, con la gestione affidata per la parte sportiva alla realtà agonistica beneficiaria, mentre per la parte extra/sportiva alla stessa Aurora Stadium (cioè la società che fa capo a Ciuffarella), a corrispettivo di quanto speso per la ristrutturazione. Aurora, va precisato, non dovrebbe agire da sola, ma all’interno di un consorzio di imprese.
Ora, cosa possiamo far notare, nel mentre, noi petulanti San Tommaso? Almeno due cose.
La prima è che in un’iniziativa di questo tipo, a maggior ragione se passa dalla Legge Stadi, l’ambizione e la consistenza della società sportiva beneficiaria del nuovo impianto sono fondamentali. Quella società, qui, si chiama Città di Varese, e vivacchia – con enormi difficoltà e malintesi in campo e fuori – in Serie D: l’anno scorso è addirittura scivolata in Eccellenza a fine campionato, salvata solo dai tribunali sportivi. Un nuovo stadio, per dei dilettanti che tali dovessero rimanere, non avrebbe senso alcuno.
La seconda ci riporta all’inizio, cioè agli inviti: dopo averci messo la faccia ed essersi scottati con i Pelligra, le istituzioni ci stanno andando molto ma molto caute. Per non saper né leggere, né scrivere, il Comune di Varese ha fatto anche presente che in Italia certe imprese pubbliche devono necessariamente passare da procedimenti che lo sono altrettanto, aperti quindi anche a soggetti esterni al progetto: un messaggio ad Aurora (che peraltro riteniamo non sia a digiuno di diritto amministrativo…), al Città di Varese (della serie “ci fidiamo, ma fino a un certo punto”) e sì… anche ai Pelligra, casomai vogliano rifarsi vivi dall’Outback nel quale sono ritornati.
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