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Attualità

ATTRAZIONE FATALE

SANDRO FRIGERIO - 17/11/2023

accordoSiamo al countdown. Con il 1° gennaio diverrà effettivo il nuovo accordo fiscale tra Italia e Svizzera, che avrà effetto sui circa 90 mila frontalieri – di cui 78 mila nel solo Canton Ticino – che ogni giorno varcano il confine per recarsi a lavorare nella Confederazione e un terzo sono della provincia di Varese. Cadrà, ma solo per gli assunti dopo il 17 luglio scorso, il regime di chiaro favore che assoggettava i frontalieri residenti nella fascia di 20 km al solo pagamento delle modeste tasse svizzere, benché naturalmente siano italiani i servizi per il lavoratore e familiari, compresi quelli sanitari, decisamente costosi oltre confine.

Per i “nuovi” frontalieri, la tassazione sarà di fatto quella italiana, con l’80% della tassazione “concorrente” svizzera prelevata dal datore di lavoro e che varrà come credito d’imposta. Si potrà però portare in detrazione dell’imponibile 10 mila euro e in aggiunta anche quelle spese che con il sistema precedente erano precluse al lavoratore, che non doveva presentare la sua dichiarazione in Italia. Tra queste, gli interessi per il mutuo o per le ristrutturazioni della casa.

Cambierà qualcosa nell’attrattività della Svizzera, con i suoi stipendi più che doppi rispetto a quelli italiani? La risposta è “probabilmente poco”.

evoluzione frontalieri italiani in Svizzera

evoluzione frontalieri italiani in Svizzera

Nei mesi scorsi era giunto il grido d’allarme di Confindustria Varese, che osservava come non solo gli stipendi lordi svizzeri siano decisamente più alti, ma a far la differenza sia il forte gap fiscale e contributivo. A fronte di 100 euro in busta paga, un lavoratore costa all’industria ticinese 130 euro e 187 in Italia.

Conseguenza: se le aziende svizzere faticano a trovare personale – anche perché a dispetto degli alti stipendi la demografia è da lungo tempo depressa – i Paesi confinanti diventano riserva di manodopera. Accanto ai 90 mila italiani, sono 65 mila i residenti in Germania e 214 mila quelli provenienti dalla Francia, sottolinea uno studio presentato in questi giorni dall’Osservatorio Bilaterale di Varese. Stesse preoccupazioni, a 48 ore di distanza giungevano da un “webinar” promosso dalla Camera di Commercio.

I dati, basati evidenziano come dall’Italia e dalla Francia, i Paesi con maggiori problemi economici, in 10 anni il numero dei frontalieri sia aumentato del 44-45%. Una delle sorprese è scoprire che, se poco meno di 30 mila arrivano dal Varesotto e altrettanti dal Comasco, nonché più di 7 mila dall’altra sponda del Lago Maggiore e quasi 5 mila da Sondrio, sono pure oltre 2 mila i provenienti da Milano. Poiché oltre i 20 km la tassazione torna a essere quella italiana ordinaria é un segno che l’interesse è soprattutto generato dai livelli retributivi più elevati.

Alessandro Minello

Alessandro Minello

Che cosa cambierà allora? Secondo stime sindacali, «per gli assunti con le nuove regole, la retribuzione netta potrà risultare di circa 1000 euro al mese inferiore a quella che si sarebbe registrata con le vecchie regole fiscali», segnala il responsabile nazionale CGIL Giuseppe Augurusa. Non ci si nasconde che la disparità di trattamento potrà portare a delle tensioni nell’ambito delle aziende. In Svizzera, si fa notare, la contrattazione individuale è largamente diffusa e si tratterà di vedere se vi saranno delle “compensazioni” in ambito aziendale, come indica anche Pancrazio Raimondo, sindacalista UIL. Nel complesso, anche secondo previsioni degli uffici studi del Senato, benché si profili una sorta di “contributo di solidarietà” del 3-6% sui “vecchi frontalieri” per sostenere la spesa sanitaria italiana, l’“attrazione fatale” ticinese continuerà, con ritmo di incremento del numero dei frontalieri del 4% l’anno, in linea con gli ultimi anni. Che fare allora? Da parte sindacale c’è l’auspicio che le retribuzioni al di qua del confine possano crescere e divenire più competitive, insieme con funzioni lavorative sempre più qualificate.

«Inutile pensare di competere sulle buste paga - dice ancora Alessandro Minello – Si può pensare però di trasformare una sfida in opportunità, sviluppando nuove collaborazioni con la Svizzera. Occorre invogliare le imprese svizzere a investire nei nostri territori, cogliendo anche le opportunità offerte dal turismo. Si tratta quindi di attrarre capitali per nuovi investimenti sia in strutture sia in formazione e migliorare quindi la produttività, così da creare posti di lavoro di qualità e meglio retribuiti». Insomma: la sfida dei prossimi anni sarà “essere più attrattivi”.

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