Sarà la cultura a cambiare il volto di Varese? La domanda non è retorica e si stanno stringendo i tempi. A suon di milioni. Se tradizionalmente, la cultura in città era un mix più o meno scontato di “Varese corsi”, spettacoli, qualche attività museale, sostegni a iniziative e associazioni, il tratto distintivo oggi è dato dall’intersezione con un vasto programma di opere pubbliche – e quindi anche con l’assessorato dei Lavori Pubblici. Interventi dal polo della ex Caserma Garibaldi (operazione lanciata ai tempi dell’amministrazione Fontana e concretizzata, non senza scontri politici, con quella Galimberti), al progetto Teatro che ha individuato nel “Politeama” (con accordo 90ennale con Fondazione Molina) il suo “locus” ideale, fino alla rinascita del “Castello” di Belforte.
Tanta carne al fuoco da giustificare nel bilancio pluriennale del Comune uscite di cassa per il 2023 per 16 milioni e una previsione 2024 di oltre 24 milioni. Spese destinate a salire con le ultime revisioni. Il solo “progetto Caserma”, con le opere annesse, è lievitato a 40 milioni di cui 29 dalla Regione, 9 dal Comune, 1 dalla Provincia, Numeri rilevanti, che hanno alimentato un dibattito su confronti con altre destinazioni, priorità e modalità. Ne abbiamo parlato con Enzo R.Laforgia, da anni uno dei personaggi-chiave della cultura varesina, per una dozzina d’anni docente di storia e filosofia al Liceo Classico, esperienze di ricercatore in Italia e Francia. La visione che propone è chiara: la cultura non è e soprattutto non sarà solo un “servizio in più per la città”, ma anche una leva per la trasformazione.
Quando siamo arrivati, nel 2016, l’accordo era già stato fatto e potevamo solo onorarlo. La Soprintendenza, come è noto, ha posto dei vincoli assai restrittivi, che tali si sono ancor più rivelati nel tempo. Pensi che ci siamo trovati un immobile che solo tra la verticale dei piani e la facciata mostrava uno scarto di un metro, tale era la pendenza. Potevamo solo ripristinare, a costo di opere estremamente impegnative
Nessuno. Ci sarebbe a chiedersi semmai come mai la Soprintendenza altrove abbia autorizzato interventi molto più invasivi, anche con inserimento di strutture moderne e ben realizzate in antichi immobili mentre a Varese non è stato consentito nulla. Però, mi lasci dire una cosa: l’ex caserma non sarà “una biblioteca”, ma un polo culturale con molti destinatari in aree ben distinte. Ci saranno spazi per la consultazione del grande patrimonio librario e di giornali che abbiamo, aree studio per gli studenti, spazi incontri, spazi per le famiglie e, perché no, anche spazi per i bambini che accompagnano i genitori.
L’Insubria è dall’inizio un nostro partner, accanto a Regione e provincia. Il nuovo polo sarà vicino alla sede universitaria, al nascente studentato ex City hotel e anche a quello di Biumo. Si, lo vedo come nuovo potente fattore di aggregazione
Se si pensava a questo anni fa, oggi non vedo i motivi, pur non entrando nelle scelte del privato. Anche recenti eventi che si sono svolti in contemporanea – con i grandi concerti in luglio del Varese Estense Festival mentre c’erano altri spettacoli al Sacro Monte e più recentemente con la Messa da Requiem di Verdi a fine ottobre che apriva la stagione Musicale in San Vittore mentre il teatro di Piazza Repubblica faceva registrare il tutto esaurito -, c’è stata dimostrazione che c’è spazio per diversi bisogni e gusti da soddisfare in contemporanea. Naturalmente tenendo conto che da una parte c’è una struttura – l’Apollonio – da 1200 posti e dall’altra una futura – il Politeama – flessibile fino a 800 posti. Tra l’altro, per il festival ai Giardini abbiamo ottimamente lavorato con la AD Management società che gestisce l’Apollonio.
Più in generale: Varese non dovrebbe guardare troppo indietro, rimpiangendo un Teatro Sociale che fin dagli anni ’30 era in costante discesa, e dovrebbe apprezzare di più le sue capacità. Siamo una città più vivace di quanto amiamo dipingerci.
Il Ministero dei Beni Culturali ci ha dato 5 milioni: meno di quanto speravamo, ma sufficienti per le opere di consolidamento e prima sistemazione. Per ora basteranno, potrà essere una sede per molteplici attività.
Stiamo discutendo della rigenerazione di una città, con i benefici in termini di indotto e attrattività. Quindi sono scelte politiche. Certo, occorre puntare a un auspicabile equilibrio, sapendo anche che serve un sistema di trasporti per mettere in rete questi e altri poli pubblici e privati, dall’isolino Virginia a Villa Panza, dalla Fondazione Morandini a Villa Baragiola. Comune gestore teatrale? Siamo realistici e stiamo valutando tutte le ipotesi
You must be logged in to post a comment Login