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Opinioni

PREGHIERRA

ROBI RONZA - 02/11/2023

Agostiniane di Cascia in preghiera per la pace

Agostiniane di Cascia in preghiera per la pace

La crisi di Gaza è essenzialmente lo scontro di due furori: quello di Hamas che sogna la distruzione di Israele, e quello di Israele che sogna di estirpare manu militari Hamas da Gaza. Nessuna delle due cose è possibile. D’altro canto né Gaza può liberarsi di Israele né Israele può liberarsi di Gaza. Quindi lo scontro si risolve in una violenza che non giova a nessuno (cfr. Gaza, Israele: una violenza senza alcuna prospettiva, 8 ottobre 2023).

L’unico risultato anche di questa guerra sono e saranno morti, sofferenze e distruzioni, con l’inevitabile ulteriore aumento del rancore che da oltre settant’anni si accumula nella memoria personale, familiare e collettiva di palestinesi e israeliani rendendo sempre più difficile la prossimità inevitabile dei due popoli.

Per strano e fuori contesto che ciò possa sembrare, l’appello di Papa Francesco alla sospensione del conflitto e all’apertura di negoziati è in tali condizioni la proposta più realistica, anche se la più ardua. Per orrendi che siano stati (e davvero sono stati qualcosa di orrendo) il rapimento di ostaggi e la strage a freddo di civili che i commandos di Hamas hanno compiuto il 7 ottobre, i bombardamenti di Gaza ordinati per “vendetta”da Netanyahu non sono una risposta adeguata, ma soltanto un furore che per definizione non fa giustizia del furore opposto.

Potrà sembrare stravagante affermarlo oggi, ma ormai da decenni è evidente che la celebre frase di Von Clausewitz, “La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi”, non vale più. Troppo grande è il costo in vite umane e in perdite di beni materiali che le guerre moderne provocano, e troppo forte è divenuta l’interdipendenza delle economie nazionali alla scala planetaria. Chi scende in campo finisce di fare la guerra anche a sé stesso, chi ha vinto non si avvantaggia della distruzione dell’economia dello sconfitto ma deve affrettarsi a finanziarne la ricostruzione. Tutti i problemi che sussistevano prima di una guerra riemergono dopo la guerra o intatti o aggravati.

Stando così le cose digiunare e pregare per la pace, come ieri in tutto il mondo si è fatto insieme a Francesco è, nel tempo in cui viviamo, la vera “continuazione della politica con altri mezzi”.

www.robironza.wordpress.com

ndr: preghiera vera arma di pace contro la guerra. Si potrebbe chiamare preghierra

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