(C) In un’acquaforte del 1797, foglio n° 43 della serie Los Caprichos, compare una frase: El sueño de la razòn produce mostruos. (Il sonno della ragione genera mostri).
A scriverlo è Francisco Goya (1746-1828), pittore spagnolo che dal 31 ottobre sarà in mostra a Palazzo Reale a Milano.
(O) Perché partire da così lontano per parlare di pace e guerra?
(C) Approfondire, che è lo stile e lo scopo delle Apologie paradossali, porta ad andare alla radice, ad un punto che normalmente non si vede, perciò prima ancora di comunicare ai lettori qualche suggerimento di approfondimento sulla tematica specifica dello scontro ISRAELE-HAMAS, voglio suggerire un modo per aprire gli occhi attraverso la visione di un grandissimo artista. Se non credete ancora all’inumanità di qualsiasi guerra andate a visitare questa mostra, ispirata dalla ‘mostruosità’ della guerra napoleonica in Spagna.
Inumanità, dico e insisto, perché ad una mente lucida e serena risulta incomprensibile, di primo acchito, la ferocia delle contrapposizioni, sia delle macchine da guerra in campo, sia di quelle da propaganda.
(O) Stupefacente che almeno in occidente non si possa riconoscere la parte dei torti di ciascun contendente, senza passare per antisemita oppure per neocolonialista. Il mio avvocato dice sempre che un cattivo accordo è meglio di una buona causa vinta. Non sarebbe la stessa cosa? Come mai non si riesce, neppure con il peso degli USA gettato da Biden nel senso della moderazione?
(S) Saresti in grado di fare chiarezza nel breve spazio di un articolo?
(C) No, è ovvio. Bisognerebbe stabilire un punto fermo nel tempo, da cui ripartire. La guerra giudaica di Vespasiano e Tito? La persecuzione di Antioco e il martirio dei Maccabei? L’esilio a Babilonia? Martino Diez su OASIS spiega che Netanyahu per giustificare la durezza della repressione ha citato il comando “divino”rivolto a Saul di sterminare gli Amaleciti e ha paragonato il momento presente a quello vissuto da Giosuè, il conquistatore della terra promessa. Siamo arrivati alla “santificazione”della guerra anche da questa parte.
(O) Dallo stesso articolo traggo uno spunto: “Dietro al ragionamento si cela una logica neppure troppo velatamente da suq: si fa a gara a chi la spara più grossa prima di accordarsi sul prezzo effettivo della merce e il mercato della politica non farebbe differenza”.
(S) Una gara dell’orrore al rialzo? Un criterio di giudizio potrebbe essere questo. chi ha cominciato? Era la domanda di mio padre, quando tornavo con un livido da una lite tra coetanei.
(C) Appunto, CHI? Hamas il 7 ottobre o Israele nel 1967 con i primi coloni in Cisgiordania? Tutti gli attacchi contro Israele degli ultimi sessant’anni, o l’Exodus, l’immigrazione ebraica dopo la Shoa? E quest’ultima dà diritto d’occupazione ad Israele? La logica della contrapposizione non lascia scampo. Rimando quindi a OASIS per una conclusione che apra uno spiraglio di speranza: “La prima cosa che gli attori non direttamente coinvolti in questa guerra dovrebbero fare è di spiegare molto chiaramente dove porta un conflitto religioso allo stato puro. Fortunatamente, alcune leadership della regione lo sanno e lo hanno ben presente: negli ultimi anni una parte del mondo arabo ha fatto uno straordinario sforzo per trovare un modus vivendi con Israele. Ma non ne ha ricevuto indietro nulla”. Resta aperta “la fondamentale contraddizione di un Paese, Israele, che vorrebbe normalizzare i rapporti con i suoi vicini senza affrontare il problema dei palestinesi”.
(S) Verissimo, con una precisazione, che nemmeno Egitto e Giordania dimostrano di voler contribuire a risolverlo con una accoglienza inclusiva dei profughi, timorosi di essere a loro volta vittime dell’estremismo. L’Iran, a sua volta, soffia sul fuoco non per aiutare i Palestinesi, ma chiaramente per egemonizzare Siria e Libano. Le ultime carte restano in mano ad Hamas: solo rilasciando gli ostaggi a condizioni ragionevoli potrebbe ottenere un cessate il fuoco, da far garantire da una forza di pace ONU. Darebbe un segnale convincente di voler passare da una logica “tanto peggio, tanto meglio” ad una credibile negoziazione, avendo ottenuto, in modo forse insperato, un appoggio maggioritario in seno all’ONU.
(O) L’Europa, che le guerre di religione le ha conosciute e superate, dovrebbe fare uno sforzo quasi più culturale che diplomatico per riportare alla ragione le parti in causa. Le scene orrende, che i nostri telegiornali, a differenza di Goya, giustamente non ci mostrano a causa dell’impatto mediatico che sarebbe enorme e deformante, dovrebbero però muovere le coscienze dei governi e delle masse fino a capire che la vera vittoria non può essere l’eliminazione dell’avversario, ma la sua pacificazione, anche a costo di rinunciare alla propria pretesa di supremazia.
(C) Costante (O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi
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