“Chi è interessato all’acquisto non deve fare altro che mettersi in contatto con noi”. All’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero non danno cifre, non parlano di soldi né forniscono dati sulla superficie del terreno. Confermano però che l’ex complesso monastico alla Baraggia di Viggiù è in vendita da tempo, che l’Istituto attende compratori e valuta proposte: “Se ricevessimo una offerta congrua la prenderemmo senz’altro in considerazione – spiegano in segreteria – Finora abbiamo avuto proposte non remunerative. Per la legge canonica l’istituto deve attenersi alla valutazione fatta dai periti”.
Rmfonline se ne è occupata nel numero scorso. Il timore è che i resti del convento del XVI secolo, annessi alla chiesetta di S. Siro con gli affreschi della scuola di Galdino da Varese, facciano la stessa fine di parte delle 95 mila chiese italiane perse in un firmamento di proprietari, Santa Sede, diocesi, parrocchie, ordini regolari, istituti religiosi di ogni tipo, confraternite, opere pie, Stato italiano, regioni, province, comuni e privati cittadini. Non tutti solleciti a tutelarne il valore storico, artistico e spirituale. Un effetto perverso della omologazione del pensiero che domina il nostro tempo, della mentalità materialistica e del “non sappiamo che farcene”.
Un timore giustificato? Non sembra questo il caso. Dal 1982 la chiesa è di proprietà del Comune di Viggiù che ha provveduto a fare i necessari restauri; l’ex convento o cascina, invece, fa parte ab immemorabili del beneficio connesso a un ufficio ecclesiastico: concesso in usufrutto al personale religioso incaricato per assicurarne il mantenimento. Nel corso dei secoli l’ex convento è passato da un beneficiario all’altro e ora, che è tempo di vendere, il ricavato deve andare a chi si occupa del sostentamento del clero. “Dobbiamo tutelare la missione dell’Istituto e perpetuare il significato della donazione di un bene fermo da troppo tempo”, precisano in sede.
L’Istituto si trova a Milano in piazza S. Stefano 14 ed è tenuto a rispettare stretti vincoli di operatività, non può svolgere attività commerciali o ristrutturare con la finalità di vendere perché sarebbe un investimento estraneo ai suoi compiti. “Ma non siamo stati con le mani in mano – dicono in segreteria – la cascina è vincolata dalle Belle Arti e in questi anni l’Istituto ha provveduto a rimuovere l’amianto dai fabbricati. Un compito che ci spettava per tutelare la salute pubblica. La legge 222 del 20 maggio 1985 ha soppresso i vecchi benefici e introdotto un sistema che non fa più capo alle parrocchie e all’arcivescovo di Milano ma all’ente, appunto, che si occupa del sostentamento del clero diocesano. Liberando, in questo modo, i parroci per la esclusiva cura delle anime”.
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