Melodramma in un prologo e tre atti su libretto di F.M. Piave, da un dramma di G. Gutierrez, il Simon Boccanegra ebbe la sua prima rappresentazione a Venezia al Teatro La Fenice il 12 marzo 1857. Segue la celebre trilogia “Rigoletto”, “il Trovatore”, “la Traviata” e precede “Un ballo in maschera”. Il libretto è mediocre, ma ci sono numerose pagine di grande forza drammatica. Verdi è tuttavia indotto a rielaborarlo su libretto rifatto da A. Boito. L’opera è riproposta al teatro alla Scala il 24 marzo 1881 con grande successo.
Genova, prima metà del XIV secolo. Il doge Simon Boccanegra (baritono) ritrova dopo 25 anni la figlia Amelia (soprano), avuta da una nobile Fieschi e la destina in moglie a Gabriele (tenore). Paolo (basso), favorito dal Doge, al quale in un primo tempo Amelia era stata promessa, giura di vendicarsi. Persuade Gabriele, ignaro del vero legame esistente tra Amelia e il Doge, che i sentimenti di questi sono impuri.
Gabriele tenta di uccidere il Doge, che però gli rivela verità. Insorgono i guelfi e Gabriele placa la rivolta, ma Paolo, sempre assetato di vendetta, propina un veleno mortale al Doge. Simone, prima di spirare, si pacifica con il Fiesco e benedice le nozze tra Amalia e Gabriele. I genovesi acclamano in Gabriele il loro nuovo Doge. Brani salienti dell’opera: Atto primo: “Amelia”, “Come in quest’ora bruna”. Atto secondo: “Gabriele”, “Cielo pietoso rendila”. Prologo: “Paolo”, “Il lacerato spirito”.
Si nota nell’opera una volontà di rinnovamento, anche formale. Boito, collaboratore del musicista nell’ultimo periodo di creazione, ne favorisce la fusione tra musica e dramma, e nel superamento delle forme chiuse tradizionali. L’ispirazione di Boito si fonda sull’antinomia tra bene e male, ma il dualismo si realizza e sviluppa per lo più in modo schematico e forzato in lui. La sua nella produzione del secondo Ottocento è comunque quella di una europeizzazione verso una più matura espressione e padronanza dei mezzi vocali ed espressivi verso una migliore individuazione psicologica.
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