Varese la Città Giardino, si diceva una volta. E si continua a farlo, affezionati a un soprannome che par ben significare la bellezza che ammiriamo quotidianamente intorno a noi.
Ma “Città Giardino” perché? Forse per la quantità di verde pubblico? Ebbene, sappiano i lettori che i “giardini” veri sono altrove: a Reggio Emilia, a Pordenone e a Forlì, per non parlare di Modena.
Che il nickname sia allora giustificato dalla qualità dell’aria, salubre come ai tempi in cui in collina si saliva dalla pianura, giusto per ristorarsi un po’? Insomma, non proprio: il vento che tira è cattivo (anche se non pessimo come altrove), ma Matera, Potenza, Sassari e Lecce l’aria pulita ce l’hanno davvero. Qui, invece, siamo pur sempre ai confini di una dell’aree più inquinate d’Europa.
Ecco, allora il “Giardino” sarà forse quello in cui possono girare felici le biciclette, su infinite ciclabili? Acqua, pure qui: Benevento e Treviso, per esempio, hanno sette volte i chilometri di piste che possiede Varese.
A sostenere tutto ciò è il Rapporto Ecosistema Urbano 2023 pubblicato da Legambiente, il gran censore annuale delle performance ambientali dei 105 Comuni capoluogo di provincia italiani. Nell’ultima versione Varese occupa il 41° posto in classifica, una posizione di mezzo che va a peggiorare il 36° posto del 2022 ma a migliorare quelli del 2021 (44°), del 2020 (62°) e del 2018 (55°).
Sono le singole graduatorie, però, a catturare l’attenzione maggiore, perché con i loro numeri “sfatano” miti duri a morire (in positivo e in negativo) e suggeriscono riflessioni e azioni, su un tema in cui la nostra città non può dirsi soddisfatta, avendo davanti 40 omologhe che sanno fare molto meglio.
La quantità di alberi in aree di proprietà pubblica è la prima doccia fredda e l’abbiamo utilizzata a paradigma: sono solo 15 ogni 100 abitanti e un po’ sfigurano davanti ai 54 di Reggio Emilia, ai 35 di Pordenone, ai 46 di Forlì, ai 99 di Cremona e ai 117 di Modena. Va da sé che Varese non sia ben piazzata nemmeno nella quantità di verde fruibile dai suoi abitanti: 20 mq. Verbania, la capoclasse nella specifica materia, ne ha 111.
Scritto della qualità dell’aria – relativamente alla quale siamo in un calderone che ricomprende, sotto al giudizio “insufficiente”, 36 città, mentre 28 sono quelle “gravemente insufficienti – e scritto delle ciclabili – solo 4,26 metri per abitante (sono 40 a Reggio Emilia) – le cattive notizie vengono anche dalla dispersione idrica superiore al 25%, dall’uso di energie rinnovabili sugli edifici pubblici (1,71 kwh per 1000 abitanti, quando a Pordenone ce ne sono 15,61 e a Verona oltre 27) e dal consumo di suolo: su una scala da 0 a 10, Varese prende solo 6 contro l’8,5 di Bolzano
Quali invece le virtù? Lo spazio per camminare (90 metri quadrati contro una media nazionale di 49,1), la percentuale di raccolta differenziata, che è superiore al 65% (69, per l’esattezza) e ben maggiore della maggioranza delle contendenti e, incredibilmente, per il trasporto pubblico.
Qui c’è la sintesi di quanto contino poco le apparenze e fa il paio con gli alberi, anche se dal lato opposto: chi lo avrebbe mai detto che il trasporto pubblico varesino potesse essere tra i primi d’Italia? Invece è così: 22esima posizione per l’offerta, 29esima posizione per il numero di passeggeri (77 viaggi per abitante all’anno) e il bonus “efficienza di gestione” che riguarda il raggiungimento di ricavi da traffico del servizio gomma/ferro che coprono almeno il 40% dei costi operativi e che abbiano in servizio almeno un autobus elettrico/ibrido. Il bonus ha un valore di 4 punti percentuali ed è stato assegnato oltre a Varese anche a Bergamo, Brescia, Padova e Venezia.
Da “Città Giardino” a “Città autobus” il passo è breve.
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