Una grande mostra (10 novembre) e un volume biografico (18 novembre), previsti al Castello di Masnago, saranno al centro dei prossimi appuntamenti autunnali del Premio Chiara. Protagonista di entrambi gli eventi sarà la figura poliedrica di “Antonio Bassanini costruttore del Novecento, vita e opere”, SilvanaEditoriale. Un uomo che con la sua impresa di costruzioni è stato uno degli attori protagonisti della crescita di Milano fra le due guerre e della rinascita urbana dopo i devastanti bombardamenti del 1943 –’44. “Figura eminente dell’imprenditoria e della borghesia lombarda”, come lo definisce il figlio Franco, troverà negli incontri del Premio Chiara una circonstanziata rivisitazione. In chiusura del Premio, il 30 novembre, una sezione specifica Antonio dedicata agli archivi della prestigiosa impresa milanese sarà aperta a Varese nella sede Ance di via Cavour 32.
Nei primi vent’anni della sua attività Bassanini (1899 -1997) ha messo in piedi una delle più grandi imprese italiane dell’epoca, fino ad avere oltre 3000 dipendenti. Un punto di riferimento e di snodo per architetti progettisti del calibro di Portalupi, Caccia Dominioni, Giò Ponti, Piacentini, Nava, Zacchi, Muzio, Mattioni e per gli ingegneri strutturisti del Politecnico di Milano capitanati dal professor Arturo Danusso con cui Bassanini strinse un sodalizio umano e professionale durato tutta la vita.
Curato dall’architetta Giovanna Franco Repellini e dallo storico Andrea Strambio de Castillia, innervato dalle testimonianze di due dei suoi sei figli, Franco e Chiara, il volume porta il lettore dentro la vita professionale e familiare di un imprenditore la cui storia è assai poco conosciuta. A colmare il vuoto di memoria contribuisce in maniera decisiva il corposo capitolo firmato dall’architetta Repellini “L’impresa Bassanini, specchio della società che si trasforma”, un percorso ragionato tra gli edifici realizzati dalla grande impresa di costruzioni milanese, corredato da fotografie e dalle loro localizzazioni geografiche. Ospedali, Case di cura, sedi istituzionali come l’Eur e la Fiera campionaria di Milano, edifici residenziali, industriali, commerciali, agricoli, religiosi raccontano la vivacità, l’intelligenza e la razionalità di un costruttore che ha avuto come stella polare di riferimento tre inderogabili principi: la passione per il lavoro, per l’Italia e per Milano; l’innovazione tecnologica e organizzativa; la responsabilità dell’azienda verso i suoi collaboratori e verso la società civile. Ricorda la figlia Chiara che il papà spesso ammoniva:” Noi dobbiamo vivere semplicemente perché i soldi alla banche preferisco darli e non chiederli”. Come dire che investire nella crescita dell’azienda quasi tutti i profitti era la strada maestra per evitare i rischi di sottocapitalizzazione che spesso sono risultati fatali a molte imprese medie e piccole.
Tuttavia la carica vitale di Bassanini non si esauriva unicamente nell’azienda e nell’associazionismo di categoria.
Cattolico e rigoroso democratico dice no alla Repubblica sociale di Salò rischiando il confino e pagando un alto prezzo economico. Anticomunista militante si impegna a fondo nelle organizzazioni cattoliche milanesi durante i difficili anni del dopo guerra. Prima, alla fine degli anni trenta, si era sposato con Alessandra Tremontani, di sedici anni più giovane di lui. Si stabiliscono a Varese nella bellissima villa Adele di S. Ambrogio Olona dove crescono i loro sei figli. E li durante gli anni più bui del conflitto organizza e facilita l’espatrio in Svizzera di alcuni ebrei perseguitati dal regime fascista dopo l’emanazione delle leggi razziali del 1938.
Con la città giardino si crea nel tempo un legame discreto ma solido. Per il suo impegno nella San Vincenzo, la moglie Alessandra viene premiata con una medaglia d’oro dal Comune di Varese. I figli lo scopriranno per caso.
Le tempestose stagioni politiche anni settanta – ottanta, la minaccia terroristica e quelle insistenti di rapimento lo convincono a ritirarsi a Lugano dove con il figlio Alberto continua a seguire le attività milanesi vecchie e nuove. Tornerà a villa Adele negli anni novanta dove, nel dicembre del’97, si chiude la sua coraggiosa e geniale esistenza.
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