“Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore. Non è il mio mestiere. Non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti, se possibile. Ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani vogliamo aiutarci, sempre. Dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca, e sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticata. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio…”
Il discorso all’umanità é tratto dal film di Chaplin Il grande dittatore, che uscì sugli schermi americani per la prima volta – allora intitolato semplicemente Il Dittatore – il 15 ottobre 1940. Anche se quelle parole non hanno perso valore, mai come ora sembrano simili ad un prezioso oggetto ricevuto in eredità che non siamo capaci di utilizzarlo.
Si dimentica spesso che in questo mondo c’è posto per tutti e che non dovremmo odiarci. Ma sappiamo anche che non solo l’avidità ma anche nuove tirannie mascherate hanno fatto precipitare il mondo nell’odio. Potremmo continuare in questa legittima lettura pessimistica. Eppure proprio avvenimenti e anniversari legati – per pura coincidenza – alla data del 15 ottobre ci ricordano che è sempre possibile una visione diversa. Sicuramente scoperta dell’acqua calda ma innocua cura per combattere la tentazione di assolutizzare la negatività che ci sta soffocando. E allora perché non ricordare il 15 ottobre del 1969, il cosiddetto Moratorium Day?
La prima grande manifestazione, a cui ne seguirono altre: folle immense si misero in marcia negli USA contro la guerra in Vietnam. Sappiamo che la storia non si fa con i se, ma è pur sempre legittima la domanda: se non ci fossero state quelle marce? La Storia non ha una unica conclusione.
Proprio per questo, mai come quest’anno – e non solo per l’anniversario dei cento anni dalla sua nascita – il 15 ottobre – dovremmo essere grati a Italo Calvino. Ci ha insegnato a entrare nel labirinto della vita, apparentemente un caos, ma di cui possiamo e dobbiamo ricercare le regole. Ci ha insegnato anche in molte sue storie che possiamo immaginare diverse conclusioni. E potremmo anche aggiungere che la molteplicità delle sue esperienze di scrittura dimostra come sia inutile cercare etichette e classificazioni rigide. Vale per lui e per la vita.
Ma mai come in questo momento storico dovremmo ricordarlo per il suo impegno a difesa della pace. Vale ancora il messaggio de I Sentieri dei nidi di ragno secondo il quale la giustizia e la pace vinceranno sulla follia e sulla malvagità degli uomini? Anche se sfiduciati dobbiamo crederci.
C’è una lettera scritta da Calvino il 15 ottobre del 1967, giorno del suo compleanno. Si dirà che è troppo di parte perché era il suo omaggio a Che Guevara, assassinato da pochi giorni. Leggerla oggi assume un valore di monito che supera quel momento storico. «Io sono qui – Calvino era a Parigi – seduto nel mio studio, tra i miei libri, nella finta pace e finta prosperità dell’Europa… ma c’ è chi corre rischi…».
Riflessione inquietante anche per il 15 ottobre 2023, anzi per ogni giorno. Dipende da che cosa vogliamo e scegliamo.
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