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Quando il fuoco è acceso non è facile spegnerlo, eppure l’Europa ha conosciuto lunghi anni di pace e la tranquilla convivenza dimostra che vivere in armonia non è un sogno impossibile. Il problema è estenderla, globalizzare la pace. L’Onu, l’organizzazione delle nazioni unite istituita dopo la seconda guerra mondiale per prevenire i conflitti, oggi appare debole, sbilanciato dai diritti di veto. In queste condizioni è più difficile mantenere la sicurezza e promuovere lo sviluppo di relazioni amichevoli tra le nazioni. Come diceva Giovanni XXIII occorre andare alle radici dei problemi, disinnescare la guerra nei cuori e nei sentimenti”.
Così l’arciprete di S. Maria del Monte don Eros Monti sulla guerra che dilania l’Ucraina e sul tragico focolaio che insanguina Israele e la Palestina minacciando i fragili equilibri politici mondiali: “La pace – aggiunge – è un seme che germoglia in tempi lunghi e va costruita con l’impegno di tutti, in primis di noi cristiani anche pagando un prezzo. La soluzione? Bisogna ispirarsi al modello missionario che promuove da sempre la cultura tra i popoli e il rispetto umano reciproco”. Sessantacinque anni, milanese, sacerdote dal 1986, don Eros frequentava il Varesotto da bambino, ad Agra, sulle alture del lago Maggiore dove la sua famiglia era sfollata durante la guerra.
Seminarista a Saronno e a Venegono, è laureato in scienze economiche alla Cattolica di Milano e dottore della Pontificia Università Gregoriana. Ha insegnato teologia morale nel seminario arcivescovile di Milano, è stato vicario episcopale per la vita sociale della diocesi ambrosiana e direttore per undici anni di Villa Cagnola. Proprio a Gazzada organizzò un convegno sulla riforma di Lutero nel 500° anniversario della Riforma protestante (1517-2017), in perfetta sintonia con Francesco che raccomanda l’unità dei cristiani appartenenti a confessioni differenti, con posizioni dottrinali anche distanti tra loro.
“Papa Francesco parte dal contesto latino-americano che è distante dalla nostra visione eurocentrica – spiega – Il suo pontificato presenta elementi di forte novità, è originale nel linguaggio, nei gesti e avvicina alla Chiesa molti fedeli che prima si sentivano ai margini, poco compresi. I temi del dialogo e della vicinanza dei popoli che egli promuove sono nel dna di Villa Cagnola. Ai tempi del concilio Vaticano II Gazzada ospitò incontri ecumenici di altissimo livello sull’importanza della componente religiosa per comprendere la storia dei popoli e sull’enciclica Ecclesiam Suam di Paolo VI, il papa del dialogo che fu l’ispiratore dell’Istituto di studi religiosi”.
Felice della sua prima esperienza da parroco (si insedierà ufficialmente il 5 novembre), don Eros definisce il Sacro Monte “un luogo di grazia spirituale” e dopo tanti incarichi specialistici si dedica con entusiasmo all’attività pastorale vis a vis con i fedeli, alla confessione, ai battesimi, ai matrimoni, alle celebrazioni della piccola comunità e dei pellegrini. “È un orizzonte largo come quello che si ammira qui dall’alto”, dice e il pensiero corre ai temi dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti: “Il problema riguarda tutti. Servono relazioni sincere tra i popoli. La cooperazione internazionale è necessaria per stabilire nuovi rapporti e principi di accoglienza”.
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