In questi momenti di difficoltà economica, la sanità è tra i primi comparti ad essere colpito. A livelli per altro diversi (quello sul quale si discute oggi dal punto di vista politico è il finanziamento generale valutato di solito in base alla percentuale del PIL), tra i quali oggi poniamo l’attenzione sulla spesa dei cittadini per la prevenzione delle forme più comuni di tumori.
Le ristrettezze finanziarie (dati alla mano) non ricadono solo sui giorni di vacanza, il periodo, le spese alimentari o generali ma anche (purtroppo) su quelle sanitarie.
Ci sono pochi soldi, crolla la prevenzione in campo sanitario.
Questo è un campanello di allarme molto importante perché i tumori si combattono con due strategie principali: la prevenzione e la diagnostica precoce.
La prima si attua con uno stile di vita sano (prevenzione primaria) la seconda con una diagnostica la più precoce possibile, prima della manifestazione clinica, con un test di screening quindi (prevenzione secondaria).
L’accesso allo screening può ovviamente avvenire tramite il medico di base che conoscendo la vita del proprio assistito (e la sua storia familiare) è nella condizione ideale di prospettiva sanitaria, o in modo più efficace (come è provato dall’esperienza dei fatti), con screening gratuiti delle aziende sanitarie per fasce di popolazioni a rischio specifico.
Le patologie di grande rilevanza epidemiologica sono combattute (con buoni risultati) proprio con queste strategie ed il discorso vale per tumore della mammella, del colon, della cervice uterina.
Tutti e tre questi tumori, se diagnosticati in tempi precoci, possono infatti trovare una soluzione positiva, poco invasiva, non distruttiva. A livello nazionale ed internazionale lo screening specifico per queste particolari patologie è sostenuto con determinazione.
I test generalmente utilizzati negli screening devono avere le caratteristiche comuni di non essere invasivi, costosi e di poter essere ripetuti nel tempo.
Per la mammella ad esempio il test di base è la mammografia che prevede rilievi orizzontali e verticali sulla ghiandola, compressa lievemente, con una dose di radiazioni molto basse. Vengono reclutate donne dai 50 ai 69 anni e l’esecuzione è prevista ogni due anni.
Il Pap test serve invece per lo screening della cervice uterina e consiste nel prelievo con uno speciale spazzolino di alcune cellule di sfaldamento del collo dell’utero: le stesse vengono poi sottoposte a colorazioni specifiche ed osservate al microscopio per ricercare eventuali cellule anormali. Lo striscio batteriologico invece non è uno screening tumorale ma una ricerca di eventuali infezioni vaginali indesiderate.
Per il tumore del colon retto invece si possono usare due diversi approcci: il primo più semplice e meno invasivo, è la ricerca del sangue occulto nelle feci. Avviene raccogliendo le feci in uno specifico contenitore ed analizzandole quindi alla ricerca di sangue non visibile ad occhio nudo.
Il secondo, la rettosigmoidoscopia, che si esegue con uno strumento flessibile che si inserisce nell’ano e permette all’operatore di vedere un tratto dell’intestino ed eventualmente anche di prelevare parti di tessuto o eventuali polipi, per una successiva valutazione in laboratorio. Per eseguirlo bisogna avere l’intestino pulito da eventuali residui fecali ed è quindi prevista una preparazione pre esame piuttosto attenta (altrimenti poi l’esame in sé può risultare non effettuabile).
I numeri ci dicono che nel 2022 in Italia sono state fatte oltre 390mila diagnosi di cancro negli uomini e oltre 185 mila nelle donne: primo tumore diagnosticato quello della mammella, seguito da quello del colon retto.
In Italia si muore di cancro meno rispetto alla media europea (circa 10 %in meno) grazie anche all’alto livello di assistenza oncologica. Purtroppo il periodo covid influendo in modo negativo sulla prevenzione, porta oggi all’emersione di neoplasie in stadio più avanzato.
Scopo di queste righe è pertanto di invitare tutti a prestare molta attenzione alla prevenzione tenendo conto di età, sesso e familiarità.
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