Gli Etruschi (Tusci) erano un popolo preindoeuropeo stabilitosi in Etruria intorno al 900 a.C. Il luogo di culto di maggior rilievo si trovava nei pressi di Bolsena. Le città-stato etrusche, rette da oligarchie aristocratiche, diedero vita verso il 600 a.C. a leghe formate da dodici città (dodecapoli). Nel sesto secolo a.C. dominavano anche il Lazio e Roma (vi insediarono gli ultimi re). Nel quinto secolo l’area della loro influenza si estese alla Campania. Da questo periodo ebbe inizio la decadenza. Veio fu conquistata dai Romani nel 396 a.C.
Le divinità etrusche sono catalogabili in tre gruppi: le originarie, le affini e quelle greche e romane. La triade più significativa era costituita da Tinia, Uni e Menzva. Tinia (Iuppiter latino) è signore degli dei, sua moglie Uni (Giunone) venne più tardi assimilata alla Minerva romana. Da ricordare inoltre Aplu (Apollo), anche per una sua statua a Veio capolavoro dell’arte etrusca. Voltumna con il suo rito rappresentava il centro della dodecapoli dell’Italia centrale. Da ricordare inoltre Hercle Unial, figlio di Uni, Maris (Marte), Datres (Saturno), Sethlans (Vulcano), Turns (Marcurio) e Turcan (Venere). Il demone Charun allontanava l’anima dei morti con un martello. La disciplina etrusca edificava il mondo in dieci ere: al centro la vita umana e quella ultraterrena nella gioia del cielo o nel tormento degli inferi. I corpi dei defunti, tumulati in tombe fisse, più tardi costituivano le necropoli, onorate da feste funebri coi gladiatori.
Per conoscere la volontà divina si consultavano gli auspici (lampi, volo degli uccelli, viscere degli animali, specialmente il fegato, sede della vita). I templi venivano eretti su un podio elevato, colonne sorreggevano il tetto spiovente. Da ricordare la rappresentazione dei defunti a grandezza naturale nella necropoli di Cerveteri, famose le urne cinerarie di Chiusi. Forte l’influenza degli Etruschi sulla religione dei Romani. La lupa capitolina (VI – V secolo a.C.) è un’opera etrusca in bronzo. A Pesto una lastra tombale effigiava una corsa di cocchi per i rituali funebri. Nel Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma un sarcofago rappresenta mirabilmente le effigi dei defunti, una coppia di sposi.
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