Domenica scorsa, cinquecento varesini si sono messi in coda in Piazza Monte Grappa aderendo all’iniziativa del “Villaggio della Salute”, tutta orientata alla prevenzione e informazione, promossa dal Comune con la collaborazione di Croce Rossa, ASST Sette Laghi e della sua scuola di ecografia nonché di Federfarma che lancia il nuovo programma di servizi a largo spettro per le Farmacie. In poco meno di sei ore, un pubblico, per lo più con i capelli grigi, ha avuto accesso a circa 300 ecografie di fegato, cuore, carotide, cui si aggiungono oltre 200 esami di sangue capillare e altri parametri vitali. Oggi, avvertono gli esperti, una sola goccia dal polpastrello permette di tracciare 25 diversi valori. Velocità e semplicità, quel che l’utenza oggi chiede. “Un risultato ben al di là delle previsioni dei promotori, che dimostra ancora una volta l’importanza della prevenzione e di quanto sia sentita dai cittadini l’esigenza di prendersi cura della salute”, dice Guido Bonoldi, medico di lungo corso, consigliere comunale delegato del sindaco per i problemi sanitari, che è stato il trascinatore dell’iniziativa. Un successo che é anche un segnale: se le strutture convenzionali sono sotto stress e i tempi per molti esami si allungano, si cercano nuove strade. Si vedrà se le farmacie (con ancora problemi di integrazione con il SSN e tipologie di refertazione) centreranno l’obiettivo. Per info su quali farmacie offrono quali servizi, scaricare l’app di Federfarma Lombardia “Farmacia aperta”
Sistema sanitario e strutture assistenziali, mentre che si punta a mandare a regime nuovi strumenti dalle case di famiglia e forse “ospedali di comunità” all’Infermiere di famiglia, vivono una criticità che non è solo finanziaria, ma anche di risorse umane. In Italia, secondo il forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri e Universitari, mancano 30 mila medici, 70 mila infermieri, 100 mila posti letto. E se il Covid, con l’aggravamento delle condizione di lavoro, ha calato una mazzata, le zone di confine, come Varese o Como, sono doppiamente esposte.
Michele – il nome è di fantasia, ma la persona è reale – è all’ultimo anno dei corsi di laurea infermieristica con relativa pratica nell’ospedale varesino. La sua ambizione è conseguire l’abilitazione, dopodiché dove andrà? Probabilmente, lascia capire, seguirà l’esempio di molti altri che sono finiti nel Canton Ticino, dove la retribuzione iniziale è all’incirca doppia sui 3300-3500 euro mensili netti (anche se non ci sono tredicesima e Tfr) per poi salire ulteriormente. In Svizzera, il Covid ha assottigliato i ranghi infermieristici e la domanda resta decisamente elevata. Nel Canton Ticino, nel 2022 su 16 mila dipendenti nel settore socio sanitario, i frontalieri erano 4300 e sesto sono italiani.
La penuria di personale non comporta solo riduzione dei posti letto e ridimensionamenti di reparti: instaura un circolo vizioso, perché meno personale vuol dire anche turni più stressanti. Così, secondo l’Opi Varese, l’Ordine delle Professioni Infermieristiche, nel 2022 si sono cancellati 350 infermieri e la maggior parte è finita in Svizzera. Secondo il sindacato infermieristico Nursing Up sono una ventina ogni mese a spostarsi nel vicino cantone, e nel Comasco le cose non vanno meglio. Nel complesso, ha detto nei giorni scorsi il presidente della Commissione Welfare della Lombardia, il leghista Emanuele Monti, negli ospedali in provincia di Varese mancherebbero 180 infermieri e i 5079 ufficialmente registrati sono solo 5,5 ogni 1000 abitanti, ben sotto i 6,3 della media nazionale e gli 8,3 di quella europea.
Si prova a tamponare, anche perché non c’è proprio la coda alle scuole di formazione e chi esce prende spesso la strada per l’estero. Già nel 2022 la sezione lombarda di Uneba, associazione di enti socio assistenziali del terzo settore, aveva lanciato una campagna aperta a personale in America Latina, Lo stesso Bonoldi, memore anche dei cinque anni passati attorno al 1990 in Paraguay, è tornato nei mesi scorsi nel paese latinoamericano per stringere rapporti con istituzioni ospedaliere e formative in quelle aree. Il risultato per ora sono una dozzina di infermieri – 10 paraguaiani e 2 argentini – che, con riconoscimento temporaneo del titolo formativo, stanno per prendere servizio nell’ASST Sette Laghi, mentre in collaborazione con Centro Gulliver nuove iniziative (“Progetto Magellano”) riguardano la formazione di studenti di quelle aree. In parallelo, mentre gli enti locali e Regione sembrano avere le mani legate, si cercano strade come bonus e agevolazioni residenziali, ben sapendo che il tema della concorrenza con la Svizzera non riguarda solo il mondo sanitario. Alla fine, sempre di soldi si tratta e solo due settimane fa l’assessore alla sanità della Regione, Guido Bertolaso è stato chiaro: “ o aumentiamo gli stipendi ai nostri medici e ai nostri infermieri che lavorano in ospedale, oppure è inutile. Il resto sono tutte chiacchiere”
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