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Apologie Paradossali

QUALE EGEMONIA

COSTANTE PORTATADINO - 06/10/2023

Cage for bird(O) Mantieni la promessa di ripartire dal discorso del Cardinale Ravasi per Napolitano?

(C) È uno spunto interessante, ma vale la pena di coniugarlo con un altro, emerso prepotentemente in connessione con l’acuirsi del confronto politico e di collocare entrambi i temi sotto il titolo di un’unica riflessione: è lecita e comunque possibile un’egemonia culturale?

(S) Se si tratta di contendere gli spazi occupati da settant’anni da marxisti e radicali nel giornalismo, nell’editoria, nell’arte, nello spettacolo, nel cinema, persino nelle canzonette, dico che sarebbe ora. I preti hanno dormito da sempre al riparo dei loro santissimi dogmi e del controllo delle coscienze dei “peccatori”, i democristiani per quarant’anni a quello dei telegiornali e delle veline governative. I trent’anni berlusconiani hanno poi abbassato il livello, non dico fino a che punto… E la destra che cultura ha avuto? Ha un bel dire Esposito che “In Italia l’unica forma strutturata di egemonia culturale, non attraverso l’acquisizione del consenso, ma la repressione del dissenso, è stata realizzata dal Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925. Allo stesso periodo risale la fondazione dell’Istituto nazionale fascista di cultura e l’Enciclopedia Italiana diretta da Gentile.” Con il consenso, oggi, la storia che passa è sempre quella: egemonia di progressismo e individualismo spinto fino ai cosiddetti “diritti insaziabili”.

(C) Romperò le uova nel paniere a tutti: non ci sono culture di destra o di sinistra, laiche o cattoliche; la cultura è una sola, quella della ricerca e della testimonianza della verità. Chi brandisce come un’arma un complesso di giudizi e pregiudizi, che osa chiamare cultura, fa un danno agli altri ma anche a se stesso, s’impoverisce, si preclude uno scambio fruttifero con altri, una possibilità di arricchimento reciproco. È forse l’unico caso in cui non si diventa ricchi a spese di qualcun altro. Quindi non mi scandalizzo se Ravasi non cita il Vangelo nei discorsi di cui stiamo parlando, se non tenta di usare l’occasione per “conquistare anime”, se afferma la propria identità e testimonia la propria fede in modo implicito. Lo stesso vale per la mancata benedizione del Papa al feretro di Napolitano. Sarò più esplicito: non sono più tempi da inquisizione.

(O) Ma neanche contro i cattolici e in generale contro chi non si conforma alla cultura egemonica. Vorrei proporre di contro esempi di cultura come ricerca di verità. Traggo il primo da una recente intervista del patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pizzaballa: “Gerusalemme è un laboratorio, l’unica realtà dove tutte le Chiese vivono in un regime condominiale non privo di difficoltà e dove il dialogo interreligioso è vitale, perché dal rapporto tra ebrei, cristiani e musulmani dipende la vita della città“.

Il secondo è un’iniziativa nata nel mondo islamico italiano. L’Accademia di studi interreligiosi motiva così un importante serie d’incontri: “La dodicesima edizione dei Martedì della Sapienza Islamica avrà quest’anno come tema generale La libertà del sacro. Il concetto di libertà è infatti diventato un principio non discutibile nella società contemporanea, mentre non si può dire lo stesso del concetto di sacro… spesso ritenuto un ostacolo al libero pensiero, o tutt’al più relegato alla sfera personale. Mentre la cultura occidentale garantisce e promuove attivamente una libertà dal sacro, esiste ancora una libertà del sacro? “

(C) Esempi interessanti, che motivano bene il mio giudizio sulla battaglia per l’egemonia culturale, tanto più se condotta a colpi di nomine governative. Conferma lo stato miserevole della cultura dei partiti, ridotti a combattersi a colpi di tweet (che forse non per caso è stato ribattezzato X, il simbolo dell’incognito). Gramsci riteneva il partito come l’intellettuale del popolo e ne organizzava di conseguenza i giornali e gli altri mezzi di comunicazione. Oggi i partiti sembrano al contrario dipenderne, per esempio i partiti della sinistra hanno come loro “intellettuale organico” il complesso editoriale che fa capo a “Repubblica” e ne dipendono totalmente.

(S) Tutti i partiti dipendono da qualche più complessa parte della società. Ma lasciatemi aggiungere che, al contrario, nel mondo cattolico si sente la mancanza di uno strumento parimenti efficace che comunichi e difenda i nostri valori. Guardiamo solo a come viene trattata la tragedia dei 120000 armeni dell’Artsakh e tanto basta a far capire che si dimentica il sacro perché prima si è dimenticato l’umano. È di questa egemonia che bisogna parlare.

(O) Onirio Desti (C) Costante (S) Sebastiano Conformi

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