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Parole

COME A SOFRONIA

MARGHERITA GIROMINI - 15/09/2023

sofroniaSettembre: si ricomincia. Meglio ancora sarebbe ricorrere a un lombardismo tipico della bassa pianura: “si va a ricominciare”, espressione che unisce il dinamismo del “si va” alla ripresa, al “ricominciare” dopo la pausa dai ritmi del lavoro, dello studio e dell’impegno.

Settembre è il mese ideale per riprendere il cammino: carichi dell’energia recuperata durante la sospensione estiva, ci sentiamo pronti ad affrontare il domani che ci prefiguriamo migliore dell’ieri.

Il lungo anno che si affaccia a noi con l’autunno lo percepiamo come una possibilità di rinnovamento: faremo questo e quello, riannoderemo i legami che si sono sfilacciati, cercheremo di vivere in modo sano, staremo più a contatto con la natura, avremo più cura del corpo e della mente, faremo un buon uso del tempo libero.

Settembre è un mese caro ad alcuni poeti: da D’Annunzio con la malinconia dell’estate che finisce a Sandro Penna che riconosce alla luna di settembre un potente slancio vitale.

Anch’io ho accolto con piacere l’arrivo di questo mese, questa volta con una discreta dose di entusiasmo che mi deriva dall’aver fatto tesoro del tempo speciale della sosta estiva.

Mi sono concessa di annoiarmi senza sentirmi in colpa, ho tenuto sotto controllo lo stato d’ansia che sovente mi coglie quando non riesco a “fare cose e vedere gente”, per dirla alla Moretti.

La rilassatezza e la spossatezza indotti dalle lunghe giornate di luce mi hanno mantenuta in equilibrio consentendomi di lasciar accadere che tante ore si consumassero in un’indolente inconcludenza.

Ho sperimentato il silenzio vuoto di pensieri e il silenzio rumoroso della riflessione interiore.

Ma ora che il tempo dell’estate è finito, che le fatiche di un anno di lavoro sono state depositate, desidero lasciare spazio al desiderio di ripartire, di andare oltre, di ripristinare il ritorno della quotidianità.

Della ciclicità dei tempi della nostra vita e dei suoi passaggi parla Calvino ne “Le città invisibili”.

Si racconta della città di Sofronia (in greco significa tra l’altro la saggia) che ogni anno interrompe il flusso normale degli eventi per poi riprenderlo dopo una pausa ricca di svaghi e di divertimenti.

Sofronia è composta di due mezze città: una è dedicata al divertimento e alla dimenticanza delle fatiche e l’altra al laborioso svolgersi della vita quotidiana perché c’è un tempo per lo svago e un tempo per il lavoro.

….. In una c’è il grande ottovolante dalle ripide gobbe, la giostra con raggiera di catene, la ruota delle gabbie girevoli, il pozzo della morte coi motociclisti a testa in giù, la cupola del circo col grappolo dei trapezi che pende in mezzo.

L’altra mezza città è di pietra e marmo e cemento, con la banca, gli opifici, i palazzi, il mattatoio, la scuola e tutto il resto. Una delle mezze città è fissa, l’altra è provvisoria e quando il tempo della sua sosta è finito la schiodano e la portano via, per trapiantarla nei terreni vaghi d’un’altra mezza città.

Così ogni anno arriva il giorno in cui i manovali staccano i frontoni di marmo, calano i muri di pietra, i piloni di cemento, smontano il ministero, il monumento, i docks, la raffineria di petrolio, l’ospedale, li caricano sui rimorchi, per seguire di piazza in piazza l’itinerario d’ogni anno.

Qui resta la mezza Sofronia dei tirassegni e delle giostre, con il grido sospeso dalla navicella dell’ottovolante a capofitto, e comincia a contare quanti mesi, quanti giorni dovrà aspettare prima che ritorni la carovana e la vita intera ricominci.

Settembre: io mi sento pronta per ricominciare.

Mi auguro che lo siate anche voi, sempre che non coltiviate troppi rimpianti per la città degli svaghi. Che siate desiderosi di riprendere possesso della “città di pietra, marmo e cemento”.

Che possiate sentire vicini questi versi della poesia “La luna di settembre” di Sandro Penna che nell’aria di questo mese sente vibrare una forza e una vitalità nuove.

 “…Un tumulto di vita in me ripete antica vita. Più vivo di così non sarò mai”.

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