Un dì di settembre di qualche anno fa, in compagnia di mia sorella Olga, incontrai il comune amico Ovidio, lo stimato architetto Cazzola che sappiamo aver tanto amato la nostra città di Varese. Con la sua attenta capacità critica, ha lasciato numerosi segni, opere, proposte, suggerimenti, al fine di migliorare tra tutti noi la convivenza e la vivibilità. Sostenuto da un alto senso estetico, il suo schema era ovunque improntato al raggiungimento della vera bellezza.
In quella lontana mattina di settembre, con un cielo terso e l’aria piacevolmente tiepida, la luce – dall’incidenza diversa rispetto al torrido periodo estivo – era come se ci avvolgesse morbidamente, mentre si passeggiava. Ovidio, con la sua affascinante descrizione della luce settembrina, a lui particolarmente cara, ci rese ancor più piacevole l’apprezzamento di quel momento, condividendo con lui le sue “luminose” osservazioni.
Settembre è il mese della transizione, tra la fine dell’estate e la ripresa delle varie attività a qualunque livello, per gli ultrapiccoli presso le scuole materne o gli asili nido, per l’età di mezzo la scuola, per gli adulti i loro svariati impegni lavorativi. Ma è anche il mese della malinconia, della nostalgia velata di tristezza per ciò che è passato e che rimane di anno in anno nei ricordi di ciascuno di noi.
Settembre ci spinge tuttavia alla speranza del nuovo, della vita che continua e che offre diverse opportunità. È il nono mese dell’anno e come al termine di una gravidanza, quando compare una nuova vita con le sue fragilità da proteggere, ma altresì con il vigore del primo vagito, l’apertura verso il rinnovamento della quotidianità rappresenta per ogni persona un desiderio sotteso. Ciò che è nuovo suscita sempre un certo interesse definibile in sostegno, supporto, rinforzo, per riprendere il cammino. Nuovi saranno i colori d’autunno, la vendemmia con il vino novello, il miraggio di un miglioramento per il lavoro appena iniziato.
Numerosi narratori e poeti hanno scritto di “settembre”, in primis Gabriele D’Annunzio con “…andiamo. È tempo di migrare. …” reminiscenze scolastiche che ci ripropongono il movimento, il cambiamento. Nuovi profumi e nuovi colori stanno per affacciarsi, in un rinnovamento di vita e di ambienti dei pastori d’Abruzzo.
“Già l’olea fragrante nei giardini/d’amarezza ci punge: il lago un poco si ritira, scopre una spiaggia di aride cose, …” di Vittori Sereni, ci fa subito percepire il piacevole profumo dell’olea fragrans, ma anche una certa tristezza unita a smarrimento. Si fa cupa per il poeta la stagione che transita.
Sandro Penna invece con “La luna di settembre” sottolinea l’eterna ciclicità delle stagioni e quindi della vita, con la luna nuova che si ripropone come un risveglio dell’anima. La ritualità del duro lavoro del contadino gli fa scrivere “Ma un tumulto di vita in me ripete antica vita.” Perché “Più vivo di così non sarò mai”.
“A settembre succedono giorni di cielo sceso in terra. Si abbassa il ponte levatoio del suo castello in aria e giù per una scala azzurra il cielo si appoggia per un poco al suolo…Settembre è il mese delle nozze tra la superficie terrestre e lo spazio di sopra acceso dalla luce. …”. Così scrive Erri De Luca.
Mi sarebbe piaciuto commentare con Ovidio queste e altre parole di luce e di cielo, scambiare ancora le sue opinioni su settembre, quel mese dove la mestizia sembra trasformarsi ogni giorno in luce di speranza e di gioia per il futuro. Mi sarebbe piaciuto passeggiare ancora con Olga in queste fresche giornate settembrine che con quell’aria dolce e temperata ci permettevano di aprirci alla confidenza e ai ricordi di trascorsi comuni.
Questo ormai non mi è più possibile perché entrambi sono in un’altra dimensione di Luce, quella vera, che accoglie ciascuno di noi dopo essere passati dalla “porta stretta”. Ora sono in quello “spazio di sopra acceso dalla luce” immersi in ciò che non ha più ciclicità, malinconia, tristezza, ma solo splendore e luminosità.
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