Cent’anni fa, giorno più giorno meno, sarò più preciso alla fine, le campane di Loggio in Valsolda suonavano a festa per far sapere a tutta la valle che mio Nonno Enrico Bianchi ce l’aveva fatta a trasportarle da Varese fin lassù, via lago.
Via lago? Ma non c’era la strada? Prima del 1936 da Lugano a Porlezza si andava via lago e mio Nonno, imprenditore intraprendente, quando ricevette l’incarico della fusione, non fece una piega. Sotto i suoi baffi, che erano ben folti, sorrise e una volta che le cinque campane furono fuse e ne fu approvata la corretta intonazione nella fonderia varesina di via Morosini 17, le fece caricare su un vagone della ferrovia Varese-Porto Ceresio, le fece calare a terra e caricare su una poderosa Lucia e dal Porto sul lago Ceresio partì alla volta di Cressogno, poco prima di Porlezza, dove la Madonna della Caravina avrebbe protetto l’impresa.
Arrivò a Cressogno, nel senso vero e proprio che prese la riva del posto dove lo aspettavano quelli di Loggio e fedeli curiosi che avrebbero aiutato a compiere l’impresa: quella di trascinare su slitte di legno, per viottoli stretti ed erti, le cinque campane fino sul sagrato della chiesa di San Bartolomeo.
Della faccenda era stato messo al corrente l’agrimensore Augusto Colombo, che si dilettava di fotografie di qualità.
Portato il treppiede sulla riva, piazzata la macchina a soffietto con il telaio che impressionava lastrine 10×15, immortalò l’arrivo della grande Lucia con mio Nonno ben piantato a gambe larghe sulla barca come un nostrano colosso di Rodi.
Da lì fino alla chiesa scattò diverse fotografie che fortunatamente furono conservate dal figlio, il prof. Remigio Colombo, e da suo figlio, il dottore veterinario di montagna, Alberto Colombo.
Questi, messo al corrente della mia ricerca dal comune amico fotografo Carlo Meazza, ci mostrò le lastrine e Carlo le stampò per servire a un libretto che non è più in circolazione.
Ne parlo oggi perché domenica 20 agosto, su invito dell’amico campanatt Paolo Branchi e del parroco del posto, don Romeo Cazzaniga, a messa solenne conclusa per l’occasione della festa di San Bartolomeo, dal pulpito ho brevemente ricordato l’impresa di mio Nonno, ma anche l’altro legame che ho con Loggio: il prof. Remigio Colombo, nostro amatissimo insegnante di filosofia al Classico Cairoli di Varese, persona di rara umanità, capace di coinvolgerci nella esperienza filosofica da lui raffinatamente dipanata, e di metterci a contatto con la storia, come quando ci portò, noi liceali degli anni Cinquanta, a visitare la casa di Fogazzaro ad Oria.
La sua salma, nel 1972, venne accompagnata nel segreto cimitero di Loggio al suono delle campane di Enrico Bianchi, fonditore in Varese, mio nonno.
Per chiudere, come anticipato, le campane furono sbarcate sulla riva di Cressogno il 19 maggio 1923 e salirono alla cella campanaria di San Bartolomeo il 23 maggio: le cinque giornate…di Loggio.
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