Cultura

L’IMPEGNO

RENATA BALLERIO - 08/09/2023

Il Festivaletteratura di Mantova

Le estati corrono, gli inverni camminano, recita un adagio per ricordarci come la spensieratezza estiva passa velocemente. Forse questa estate che volge al termine non ha regalato molta spensieratezza se facciamo mente locale ad alcuni fatti: il meteo oscillante tra caldo esagerato e rabbiose grandinate, la morte di Michela Murgia, ritenuta da molti donna libera e coraggiosa, la bestialità dello stupro a Palermo. Se diamo ragione a Vito Mancuso, non dobbiamo assolutizzare la negatività. Il che non significa deresponsabilizzante politica dello struzzo.

E allora benvenuto settembre che, nonostante le negatività che continuano a punteggiare la cronaca, ci offre l’opportunità di riflessioni stimolanti, come quelle date da tre importanti eventi culturali: l’ottantantesima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, la ventesima edizione del festival della mente a Sarzana, dedicato come sempre alla creatività e alla nascita delle idee con focus quest’anno alla potenza generatrice della meraviglia e quello, nato nel 1997, ispirato ad una manifestazione gallese, grazie alla entusiastica volontà di pochi privati, della letteratura di Mantova.

L’elenco di festival settembrini sarebbe molto più lungo. Ognuna di queste manifestazioni meriterebbe attenzione. E per motivi diversi. Ad esempio il premio alla carriera alla Cavani non è solo un fatto di cronaca ma anche – e soprattutto – la riflessione sulla forza creatrice di una donna e sul tardivo riconoscimento ad una donna regista dalla “spietata lucidità”. I festival, che sono, come giustamente ricorda l’etimologia, una festa della cultura, dovrebbero non solo essere un rito pubblico ma un fucina di idee nuove, alternative al pensiero troppo spesso omologato e appiattito. Una sfida continua. Proprio per questo è interessante il titolo della ventisettesima edizione del Festivaletteratura di Mantova: Trovare le parole. Non banale è quanto si legge nella brochure di presentazione. La rassegna ” arriva in un momento in cui dare nome alle cose e a quanto ci succede intorno sembra sempre più arduo e ingannevole”… ecco allora lo sforzo degli organizzatori di mettere insieme le parole, di provare a ricucirne il senso e farne dialogo. Un impegno che diventa ricerca con possibile rovesciamento dei canoni, ” sotto la spinta di generi, cittadinanze e appartenenza, che si stanno ridefinendo, e con una diversa alleanza tra le arti, tuti attenti alle nuove istanze sociali che premono nel discorso collettivo”.

La sfida mantovana è una necessaria provocazione per tutti. Anzi una speranza oppositiva a chi pensa che ogni sforzo di educare ( e si educa non solo a scuola) sia destinato a fallire. Non è un caso, come ha ricordato Avvenire che la diocesi di Mantova è attivamente presente con laboratori dedicati a bambine e a bambini per farli riflettere sull’uso della parola pace.

E allora ben vengano anche a Varese tutte le manifestazioni settembrine, e non solo. Gli esempi non mancano, come la coraggiosa mostra, Le spose di Darwin, di Carla Iacono al museo dei fossili di Besano. Nella bacheche dei fossili sono collocate, anzi messe in dialogo con i reperti conservati nel museo, opere dell’artista per suscitare curiosità e meraviglia. Rappresentano un elogio delle diversità che, come giustamente dichiarato nella presentazione della mostra, sono motore propulsivo di crescita sociale e culturale.

E mai come quest’anno l’assegnazione, a Luino, alla carriera da parte dell’ Associazione “Amici di Piero Chiara a Gianfranco Ravasi ci porta a riflettere a quanto disse il cardinale in un’intervista di qualche anno fa: Bisogna sempre andare oltre le ostilità, gli oltraggi, i pregiudizi reciproci.

Parole attuali, in ogni tempo e in ogni stagione. E non solo nei festival.